Gabbie, viaggi della morte e cani sgozzati vivi. Le immagini choc degli allevamenti cinesi. Diffuse le immagini di un’investigazione di Animal Equality. 200 mila firme per chiedere a Pechino di fermare l’orrore
Il ragazzino con la maglietta dei Transformers sorride spensierato all’obiettivo del fotografo, mostrando tutto entusiasta il pallone colorato che tiene tra le mani. Forse non gli capita spesso di ricevere la visita di qualcuno tanto interessato e lui e al luogo in cui vive. Forse per questo il suo volto è radioso È invece assolutamente normale per lui che a pochi metri di distanza ci sia un cane senza vita lasciato a dissanguare nel piazzale, tra rigoli rossi che scorrono verso un foro di scarico in mezzo al cemento. E che, poco più dietro, altri animali attendano di fare la stessa fine. Senza che tutto ciò lo turbi minimamente.
LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE – E’ questa solo una delle immagini choc raccolte dall’associazione Animal Equality a sostegno della campagna internazionale che chiede la fine del commercio di carne di cane e gatto in Cina. Una pratica che affonda le proprie radici in una tradizione soprattutto rurale di cui ormai non c’è praticamente più traccia nelle grandi città, a partire dalla capitale Pechino o da Hong Kong, dove il consumo di carne di cane è stato vietato nel 1950. Ma che è ancora molto diffusa nella parte nord-est del Paese, al confine con la Corea, e nelle regioni meridionali di Guinzhou, Guangdong e Guangx.
I NUMERI DELL’ORRORE – «Ogni anno oltre diciotto milioni di cani e quattro milioni di gatti vengono uccisi in Cina per fini alimentari – spiegano ad Animal Equality Italia, che in questi giorni hanno diffuso le immagini di una nuova investigazione in incognito durata tre settimane -. Si tratta di un allevamento cruento, a cui vogliamo mettere fine». La campagna, ribattezzata «Senza voce», era partita ad aprile. «Da allora – dicono ancora i responsabili dell’associazione – oltre 192 mila persone hanno appoggiato la nostra petizione. Quando raggiungeremo quota 200 mila, consegneremo tutte le firme alle ambaciate cinesi in Germania, Spagna, Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Messico».
VERIFICHE SUL CAMPO – Le indagini sono state condotte ai mercati dei Tre Uccelli di Dali a Nanhai e a quelli di Wuhan e Fu Xing. Gli animalisti hanno inoltre visitato due allevamenti di cani a Jiaxiang e Jining e il mattatoio di Zhanjiang. In uno degli allevamenti, spiegano, «sono stati trovati cani rubati che ancora indossavano i vecchi collari che avevano in famiglia e che venivano utilizzati per la riproduzione. Gli allevatori hanno ammesso questi furti, riconoscendo di avere violato le leggi cinesi in merito al commercio di animali».
I VIAGGI DELLA MORTE – Ma sono le immagini dei trasporti e delle uccisioni quelle che sconcertano maggiormente: gli animali vengono portati da una parte all’altra della Cina stipati in piccole gabbie che vengono sbattute violentemente giù dai camion causando forti traumi, e spesso anche fratture multiple, ai poveri quattrozampe che vi si trovano imprigionati, spesso poco più che cuccioli. «Alcune gatte – aggiungono ad Animal Equality – partoriscono durante il viaggio in camion, che può durare 24 ore, durante le quali per gli animali non è possibile né bere né mangiare. I piccoli muoiono schiacciati a causa del sovraffollamento delle gabbie». Nei mercati di Wuange Fuxing, controllati dai volontari dell’associazione, cani e gatti vengono venduti ai ristoranti e ai macelli della zona. Al mattatoio di Zahngjiang gli animali sono rinchiusi in una stanza buia senza aria, cibo o acqua, in attesa di essere colpiti alla testa e quindi pugnalati a morte.
NON SOLO CINA – Le immagini sono state raccolte grazie alla collaborazione di associazioni locali cinesi, che si battono contro la perpetuazione di queste pratiche cruente. Che non sono esclusiva della Cina: la carne di cane viene consumata anche in Paesi come la Corea del Sud, la Thailandia, il Vietna, l’India, l’Indonesia e le Filippine. «In Cina la carne di cane viene mangiata da migliaia di anni – spiegano i curatori di SenzaVoce.org -, e in alcune parti del Paese è considerata una pratica socialmente accettabile tanto da essere incentivata anche dalle amministrazioni locali. Si pensa che la carne di cane abbia proprietà curative ed è credenza popolare che d’inverno riscaldi dal freddo».
13 settembre 2013 (modifica il 14 settembre 2013)