di Sara Bennewitz. C’è un mercato che cresce e si consolida a colpi di fusioni e acquisizioni e che vale diverse centinaia di miliardi. Nel 2020 l’industria del cibo per animali nel mondo ha fatturato 86 miliardi di dollari, cifra che sale a 190 miliardi considerando anche le altre prestazioni di cui hanno bisogno i migliori amici dell’uomo. Negli ultimi cinque anni la crescita media è stata del 5%, con punte del 14% in Cina.
L’ultima operazione è quella di Nestlè, colosso mondiale dell’alimentare anche per cani attraverso il marchio Purina, che ha appena diversificato comprando le 1.500 cliniche veterinarie di Ivc Evidencia, colosso valutato 12,3 miliardi di euro dai private equity azionisti.
Nel 2015 negli Usa una casa su quattro (il 25%) ospitava anche un animale, dopo la pandemia si è arrivati a al 38%. Una moda diffusa anche tra i giovani: i millennials hanno più animali che figli e, oltre a comprare un cucciolo, adottano dai canili dove ci sono cani e gatti bisognosi di maggiori cure.
Un esempio significativo della nuova ondata è rappresentato da Chewy.com, specializzata nella vendita online di cibo e articoli per animali: quotata nel 2019 a 8,7 miliardi di dollari oggi ne vale già 44,6. Il fondatore Ryan Cohen, balzato agli onori delle cronache per aver innescato la speculazione su GameStop, ha introdotto formule innovative come Autoship (una fornitura prolungata a prezzi scontati).
Ma anche in Italia il settore è in fermento. Il fondo Permira nel 2016 ha investito su Arcaplanet aiutandola a incrementare i ricavi in 5 anni da 136 a 339 milioni di fine 2020, anche grazie ad alcune acquisizioni mirate. Durante il lockdown sono esplose pure le vendite online di cibo per cani: a marzo si sono raggiunte punte del 220% che poi si sono stabilizzate su una media del 110%.
In Italia il cibo per animali cresce del 3% all’anno e a fine 2020 aveva un fatturato consolidato di circa 2 miliardi di euro. Un risultato che è una media tra l’andamento di un gigante come Monge – marchio premium con un prezzo e un posizionamento di alta gamma – e di tanti marchi privati e a basso costo come i croccantini delle insegne dei supermercati o di Landini Giuntini, che grazie alla mediazione di Credit Suisse lo scorso gennaio è stata acquistata dall’ungherese Parnter Pet Food. «Ogni Paese ha i suoi brand, c’è un made in Italy anche per il cibo degli animali – spiega Francesco Moccagatta, presidente di Alantra che ha fatto da advisor alla spagnola Agrolimen nell’acquisizione da NovaFoods del marchio tricolore Trainer – il consumatore ricco è attento alla dieta del suo animale, predilige cibo in scatola più caro e gustoso ed è pronto a pagare di più per i marchi tricolori».
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In crescita Con la pandemia sono aumentati i proprietari di animali