Mario Lubetkin*. La questione delle perdite e degli sprechi alimentari è sempre più centrale nel dibattito sulla lotta contro la fame, che secondo l’ultimo rapporto della Fao, colpisce oltre 690 milioni di persone.
L’organizzazione internazionale con sede a Roma stima che il 14% del cibo, per un valore di 400 miliardi di dollari l’anno, va perso perché si deteriora, o viene disperso prima di diventare un prodotto finale o nella fase della vendita. Ci sono poi i casi in cui i consumatori lo buttano via o gli alimenti vengono ritirati dalla vendita perché non soddisfano tutti gli standard di qualità, o talvolta perché la data indicata sul prodotto non è compresa o semplicemente perché questo è scaduto.
Ad esempio, i prodotti lattiero-caseari, la carne o altri prodotti possono subire danni durante il trasporto a causa di sistemi di trasferimento o conservazione e refrigerazione impropri.
Le perdite sono più alte nei Paesi in via di sviluppo, come nell’Africa subsahariana con il 14% e nell’Asia meridionale e centrale con il 20,7%, mentre nei paesi più sviluppati come l’Australia e la Nuova Zelanda, la media delle perdite non supera il 5,8 per cento.
Le principali perdite colpiscono radici, tuberi e colture oleaginose (del 25%), frutta e verdura (del 22%), carne e prodotti animali (del 12%).
Il Direttore Generale della Fao, Qu Dongyu, ha ricordato l’importanza di questo problema, che «significa sprecare risorse naturali scarse, aumentare gli effetti del cambiamento climatico e perdere l’opportunità di nutrire una popolazione in crescita in futuro», esortando i settori pubblico e privato per promuovere, sfruttare ed espandere politiche, innovazione e tecnologie.
Il Capo Economista della Fao, Maximo Torero, ha sottolineato come gli effetti del Covid 19 abbiano messo in luce la vulnerabilità dei sistemi alimentari, «che devono essere più solidi e resilienti» ricordando che le Nazioni Unite hanno dichiarato per la prima volta il 29 settembre di quest’anno come Giornata mondiale di sensibilizzazione sulle perdite e gli sprechi alimentari. Una conferma della dimensione che sta assumendo questo problema nevralgico.
Ridurre la perdita e lo spreco di cibo può portare a importanti benefici, da una maggiore quantità di cibo disponibile per i più vulnerabili alla riduzione dei gas serra, dalla riduzione della pressione delle risorse idriche e del suolo alla crescita di produttività ed economia.
Ci sono alcune importanti misure che possono contribuire ad invertire l’attuale tendenza come l’innovazione tecnologica e operativa, la ricerca di soluzioni per la gestione post-raccolta o per un imballaggio più adeguato degli alimenti. Ma occorrono anche normative e standard più flessibili sui requisiti estetici per frutta e verdura, politiche governative volte alla riduzione dello spreco alimentare, come le linee guida per ridistribuire il cibo sicuro in eccedenza alle persone bisognose attraverso i banchi alimentari e la creazione di nuove alleanze, anche al di fuori del settore alimentare, ad esempio con i principali attori nel campo del clima. Sono tutte misure che possono aiutare a invertire il tendenze attuali.
La riduzione dello spreco alimentare ha anche un impatto diretto e positivo sugli effetti più negativi del cambiamento climatico. Ridurre le perdite di cibo del 25% compenserebbe il danno ambientale che l’ulteriore sfruttamento agricolo della terra causerebbe. Si potrebbe ridurre la distruzione delle foreste per produrre più cibo, limitando altre conseguenze devastanti per i cambiamenti climatici e la biodiversità.
Gli sforzi di innovazione tecnologica, o la nuova regolamentazione della produzione e delle politiche di sicurezza alimentare, o il confezionamento eseguito in modo più corretto e salutare, iniziano a occupare più spazio nelle agende di governi, parlamenti, autorità cittadine, società privata e civile.
Uno dei tanti esempi di innovazione agricola che possiamo osservare in diverse parti del mondo è l’applicazione in Kenya e Tanzania della tecnologia per raffreddare il latte utilizzando l’energia solare per evitare la perdita di latte senza generare ulteriori emissioni di gas serra. Questa stessa tecnologia consente alla Tunisia di risparmiare tre milioni di litri d’acqua all’anno.
Lewrence Haddad, direttore esecutivo della Global Alliance for the Improvement of Nutrition (GAIN) ha ricordato che «gli alimenti nutrienti sono i più deperibili, e quindi i più soggetti allo spreco vulnerabili alla perdita. Non solo si perde il cibo, ma si riduce sicurezza e nutrizione».
Secondo i dati piú recenti, tre miliardi di persone non possono permettersi diete sane, il 13% degli adulti è obeso e 39 milioni sono in sovrappeso, mentre nel 2017 4,5 milioni di persone nel mondo sono morte per cause legate all’obesità.
La nutrizione è un’altra componente fondamentale di questo dibattito. Il passaggio a diete più sane aiuterebbe a controllare l’aumento della fame, portando a enormi risparmi. Si stima che questo spostamento consentirebbe di compensare quasi completamente i costi sanitari associati a un’alimentazione malsana, che si stima raggiungerà 1,3 trilioni di dollari l’anno entro il 2030, mentre il costo sociale delle emissioni di gas serra legate al settore alimentare, stimato in 1,7 trilioni di dollari, potrebbe essere ridotto fino a tre quarti. Sebbene le soluzioni specifiche varieranno da Paese a Paese, e anche all’interno dei Paesi stessi, le risposte generali consistono in interventi lungo l’intera catena di approvvigionamento alimentare, nell’ambiente alimentare e nell’economia politica che costituisce il commercio, la spesa pubblica e le politiche di investimento.
Il Rapporto della Fao sulla sicurezza alimentare e la nutrizione 2020 suggerisce ai governi di incorporare la nutrizione nei loro approcci all’agricoltura e di impegnarsi ai ridurre i fattori che aumentano i costi di produzione, stoccaggio, trasporto, distribuzione e commercializzazione di alimenti, ad esempio riducendo le inefficienze e le perdite e gli sprechi alimentari. Si suggerisce anche di sostenere i piccoli produttori locali a coltivare e vendere alimenti più nutrienti e garantire il loro accesso ai mercati e di dare la priorità all’alimentazione dei bambini come categoria con i maggiori bisogni (191 milioni di bambini sotto i 5 anni hanno problemi di crescita e 38 milioni soffrono di obesità secondo i dati del 2019).
È quindi necessario promuovere un cambiamento nei comportamenti attraverso l’educazione e la comunicazione e integrare l’alimentazione nei sistemi di protezione sociale e nelle strategie di investimento a livello nazionale.
La comunicazione è un’altra componente che deve essere inclusa in questo grande sforzo per ridurre la perdita di cibo. «Combattere la perdita e lo spreco di cibo con informazioni accurate e dati oggettivi a livello nazionale rappresenta un tentativo di creare un sistema alimentare che favorisca la salute del pianeta e degli esseri umani», ha affermato Geeta Sethi, responsabile dei Sistemi Alimentari presso la Banca Mondiale, aggiungendo che per sapere quali sono le priorità delle politiche di un Paese e quali sono gli investimenti e gli interventi necessari di conseguenza, servono dati e informazioni affidabili come quelli della piattaforma tecnica recentemente lanciata dalla Fao per la misurazione e la riduzione delle perdite e rifiuti alimentari.
La Cina, attraverso il suo presidente Xi Jinping, ha lanciato un forte appello in agosto per affrontare la questione dello spreco alimentare, che ha descritto come “vergognoso”, “scioccante” e “angosciante”. Il tema è seguito da vicino dai diversi mezzi di comunicazione del Paese che annunciano sanzioni per chi favorisce una cattiva alimentazione o un consumo sproporzionato.
Questo tema è stato un costante oggetto di riflessione per Papa Francesco, che ha denunciato i «meccanismi di superficialità, negligenza ed egoismo» che favoriscono la cultura dello spreco alimentare e ha ricordato che «in molti luoghi i nostri fratelli e sorelle non hanno accesso a cibo sano e sufficiente mentre in altri si spreca e si spreca senza controllo. È il paradosso dell’abbondanza». «La famiglia, la scuola, i media hanno un ruolo importante nell’educazione e nella consapevolezza. Nessuno può essere escluso dalla lotta contro questa cultura che sta soffocando tante persone, soprattutto i poveri e vulnerabili della società », ha aggiunto il Papa, sottolineando che «se vogliamo costruire un mondo in cui nessuno sia escluso, dobbiamo creare un presente che rifiuti radicalmente lo spreco di cibo», poiché «insieme, senza perdere tempo, mettendo in comune risorse e idee, possiamo inaugurare uno stile di vita che riconosca al cibo l’importanza che merita».
*Vice Direttore Generale aggiunto della Fao
Mario Lubetkin