L’eccellenza agroalimentare «made in Italy» nel mondo vale 36,7 miliardi di euro all’anno e cresce del 7,4%. Lo rivela una mappatura realizzata dalla Camera di commercio di Milano e da Coldiretti, attraverso Promos, azienda speciale della Camera di commercio per le attività internazionali, che Corriere Economia è in grado di anticipare. Secondo il rapporto L’agroalimentare italiano nel mondo la metà dell’export si concentra in cinque Paesi: Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera.
Crescite
Tutte le principali destinazioni sono in crescita, in particolare Usa (+19%) e Regno Unito (+8%). Ma le nostre prelibatezze doc e dop raggiungono anche Giappone (al 10° posto), Canada (11°), Australia e Cina. E se la Germania e la Francia sono i primi acquirenti di cereali, riso, ortaggi, carne e pesce, gli Stati Uniti eccellono per vini, acque minerali e olii, la Spagna per pesce fresco, mentre Vietnam e Filippine sono i Paesi che crescono maggiormente per alimenti per animali rispettivamente con il +324% e +115%.
In forte crescita l’acquisto in Cina di grano ed amidi (+100%), ma anche latte, tè, caffè, mentre pasticcini e torte fresche piacciono sempre più in Israele (+143%) e Ungheria (+63%). La pasta vola negli Usa e in Germania (+14%). Mentre di leccornie varie (cioccolato, caramelle e marmellate) ne vanno pazzi in Turchia (+64%) e Arabia Saudita (+55%). «I tesori agroalimentari dei nostri territori sono veri e propri ambasciatori del made in Italy nel mondo —, afferma Giovanni Benedetti, membro di giunta della Camera di commercio di Milano e direttore Coldiretti Lombardia —. Raccontano il nostro Paese e uno stile di vita fatto di qualità del cibo e di cura della comunità, di tradizione ma anche d’ innovazione. Un sistema produttivo dove l’indicazione di origine in etichetta è caratteristica fondamentale per vincere la sfida dei grandi mercati internazionali».
Destinazione Oriente
Cereali e ortaggi finiscono nei banchi di Tunisia (+137%), Turchia (+84%), mentre tra i maggiori mercati di sbocco di uva ed agrumi italiani troviamo Arabia Saudita (+47%), Egitto (+40%), Paesi che ne sono totalmente sprovvisti visto il clima ed il terreno arido, su anche la Romania (+33%). In aumento anche il consumo di carne e cacciagione nostrana negli Usa (+617%) e Turchia (+119%). Nell’ultimo anno, orate, dentici e spigole dei nostri mari deliziano sempre più i palati di albanesi (+116%), indiani (+114%) e polacchi (+95%), con Varsavia che nell’ultimo anno ha servito sempre più pietanze a base di crostacei e molluschi conservati in Italia (+48%). Latte e formaggi viaggiano nei container diretti in Cina (+90%), mentre i gelati li consumano sempre più polacchi (+69%) e romeni (+34%).
Primato scaligero
Entrando nello specifico dell’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat, tra i prodotti «made in Italy» più esportati, il vino è quello più apprezzato all’estero. Prosecco e Barolo piacciono sempre più e finiscono sulle tavole straniere raggiungendo i 5,4 miliardi di euro, seguiti da pane, tagliatelle e farinacei con 3,6 miliardi di euro ma anche frutta e ortaggi lavorati e conservati con 3,4 miliardi di euro. L’Italia è il Paese con le sorgenti di acque termali più salubri al mondo. Gli stranieri se ne sono accorti e per questo gli aumenti più consistenti si registrano nell’acquisto di acque minerali (+21%), ma anche alimenti per animali (+20%), cereali, riso, ortaggi (+15%), tè e caffè (+11%). Ma dove vola e da dove parte l’export? Verona è la città italiana che esporta di più con 2,7 miliardi di euro, seguita da Cuneo (2,5 e Parma con 1,6 miliardi. Milano è quarta con 1,5 miliardi, corrispondente al 4% del totale. Seguono Bolzano, Salerno e Modena. Tra le prime venti posizioni la maggiore crescita la registra anche Napoli (+24%), a testimonianza di una leggera ripresina in atto nella città partenopea.
Il dominio lombardo
La Regione Lombardia con 5,6 miliardi di export rappresenta più di un settimo del totale italiano. Oltre a Milano, 4° in Italia, tra le prime 20 ci sono anche Bergamo e Mantova. Nello specifico, la regione per peso sul totale nazionale si distingue in prodotti lattiero-caseari dove rappresenta il 36% con Mantova 3°, Pavia 4°, Cremona 6°, Brescia 7°.
È noto che a Milano si mangia il pesce più fresco d’Italia. Qui viene anche conservato il 31% del totale, con Como leader italiana (27%, +13%). Pavia è invece al primo posto per grano, amidi e prodotti amidacei (17% nazionale, +3%).
7 novembre 2016