Prodotti vegani nel nuovo paniere dell’Istat. Una sorpresa, che in realtà non lo è più di tanto, vista l’impennata di consumatori vegani, quelli cioè che non soltanto non mangiano carne e pesce, come i vegetariani, ma neppure prodotti derivati dagli animali, quindi uova, latte, formaggi. Cambiano le abitudini alimentari degli italiani, cambia la composizione dei prodotti che l’Istat monitora per valutare l’andamento dei prezzi al consumo.
I preparati veg si trovano ovunque. La Coldiretti ha valutato, nel 2016, in 357 milioni di euro il fatturato nella sola grande distribuzione, dei prodotti vegani e vegetariani, con un più 18 per cento nell’ultimo anno. Quasi un italiano su dieci, per una percentuale del 7,6%, ha seguito una dieta vegetariana o vegana, con un aumento dovuto soprattutto ai vegani che sono triplicati nell’ultimo anno, e adesso sono un milione e 800 mila. In tema di alimentazione, fanno il loro ingresso anche i centrifugati di frutta e verdura e la birra artigianale.
Ma non c’è solo un cibo diverso nel paniere Istat — che segna un rialzo dell’inflazione dello 0,2% rispetto allo scorso mese e dello 0,9% rispetto a gennaio 2016. La tecnologia si prende la sua parte: c’è la centrifuga elettrica, per chi le centrifughe se le vuole preparare a casa propria, ma c’è anche altro, prodotti molto sofisticati come le tradizionali videocamere sostituite dalle action camera , più piccole e maneggevoli, digitali.
C’è lo smartwatch, uno smartphone da polso usato spesso per le attività sportive, ci sono le asciugatrici, le cartucce a getto di inchiostro. Infine, l’Istat ha introdotto anche i servizi assicurativi per l’abitazione. Sono dodici, dunque, i prodotti nuovi che entrano quest’anno nel paniere, ne escono solo le videocamere tradizionali; il paniere contiene 1.481 prodotti elementari (nel 2016 erano 1.476), raggruppati in 920 prodotti, a loro volta raccolti in 405 aggregati.
Facendo un esame delle spese degli italiani, attraverso i prezzi (sempre secondo quanto ci racconta l’Istat), sale il peso di trasporti e abbigliamento e calzature, diminuisce quello dell’abitazione, così come scende lievemente la spesa per acqua, elettricità e combustibili. La classifica vede quindi sempre in cima la spesa per alimentari e bevande analcoliche (16,5%), seguita da trasporti (13,93%), servizi ricettivi e ristorazione (11,49%), quindi abitazione, acqua, elettricità e combustibili (10,73%). Dividendo le spese in beni e servizi, come in tutte le società moderne, scende la spesa dei beni, cresce quella dei servizi.
«Continuiamo a nutrire dubbi sull’adeguatezza del paniere per la reale rilevazione dell’andamento dei prezzi», è il commento di Rosario Trefiletti e Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef. «Come accaduto in passato — scrivono in un comunicato — vengono inseriti nel paniere prodotti tecnologici molto costosi e poco diffusi, in questo modo contribuendo a far scendere l’indice di inflazione».
Un altro punto di vista è quello di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che è poi sostanzialmente simile a quello di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. «Giuste le modifiche del paniere — dice Rienzi — perché rispecchiano i cambiamenti nelle abitudini degli italiani, specie sul fronte alimentare. Tuttavia non è comprensibile la variazione dei pesi che stabilisce l’Istat, ovvero far salire il peso di abbigliamento e calzature, che le famiglie italiane hanno invece fortemente tagliato in questi anni, e diminuire quello di abitazione e combustibili».
Mariolina Iossa – Il Corriere della Sera – 4 febbraio 2017