Neppure il tempo di partire e già divampa, come era ampiamente previsto, la polemica politica in seno alla commissione d’inchiesta costituita in consiglio regionale sulla gestione della pandemia da parte del presidente Luca Zaia e della sua squadra di tecnici e amministratori. Già la sua gestazione, nei mesi scorsi, era stato oggetto di polemiche furibonde, con accuse incrociate tra maggioranza e opposizione di «sciacallaggio» e «scarsa trasparenza». Martedì, durante le prime audizioni in calendario, quella della direttrice del Dipartimento di prevenzione Francesca Russo e quella della direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Antonia Ricci, di nuovo gli opposti schieramenti hanno incrociato le lame, faticando a tenere il confronto sul piano tecnico, come tutti, dalla Lega al Pd, auspicavano alla vigilia. «Abbiamo chiesto l’istituzione della commissione con l’obiettivo preciso di capire cosa non ha funzionato nella gestione della pandemia, perché è evidente che nella seconda ondata, di fronte a ottomila morti, qualcosa non sia andato per il verso giusto. E vogliamo adempiere al nostro dovere facendo tutte le domande che riteniamo necessarie, senza accusare nessuno, ma per avere chiarezza. Per questo, ci preoccupa il tentativo di censura, cercando di limitare le domande ritenute scomode, da parte dei consiglieri di maggioranza dell’Ufficio di presidenza» accusano Vanessa Camani e Anna Maria Bigon del Pd. Ma tutta l’opposizione ha criticato il primo round di quella che si annuncia come un lungo match, sostenendo che molte domande sono infine rimaste senza un’adeguata risposta. «Sul tracciamento – attacca Elena Ostanel del Veneto che vogliamo – la risposta della dottoressa Russo sul perché non sia stata attivata nessuna app in Veneto, né Immuni, né la veneta Zero Covid, non è stata all’altezza di chi dirige un dipartimento così strategico per la prevenzione della pandemia». Replicano le leghiste Milena Cecchetto e Sonia Brescacin: «Nessuno mette in dubbio il diritto di porre domande, ma non accettiamo che ci accusino di ostruzionismo. Piuttosto, siamo costrette a constatare l’atteggiamento irrispettoso dei consiglieri di opposizione che, evidentemente, hanno confuso un’opportunità di approfondimento e crescita con un’occasione di barricata politica. Non ci si comporta così: non parliamo di pura formalità, ma di educazione istituzionale».
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