Ferragosto di crisi, per gli allevatori chioggiotti di cozze, una quindicina di imprese, che hanno i vivai a mare di fronte a Pellestrina. Quello che doveva essere uno dei periodi più redditizi dell’anno, è andato completamente perduto a causa delle presenza in mare di una biotossina che ha indotto l’Ulss 3 a fermare la raccolta e la commercializzazione dei mitili. Uno stop iniziato il 7 agosto su tutto il litorale veneto e parte di quello friulano. I risultati delle analisi che dovrebbero permettere la ripresa dell’attività tra Chioggia e Pellestrina, dovrebbero arrivare oggi ma, altrove, ad esempio in Polesine, gli operatori stanno già lavorando e le imprese di Chioggia puntano il dito contro l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, “reo” di essere troppo lento. E non solo in questa occasione.
La biotossina in questione è l’acido okadaico, un sottoprodotto della fioritura delle alghe. Un fenomeno generalizzato che, però, è seguito al precedente stop imposto dal Covid-19 che ha alterato i normali flussi commerciali. La raccolta delle cozze, infatti, inizia d’inverno nelle aree del sud Adriatico per finire alla fine dell’estate a nord e, quest’anno, la partenza ritardata dell’Emilia Romagna ha coinciso con l’inizio della raccolta nelle aree del Veneto causando un calo del 30% del fatturato del periodo.
A tutto questo, però, si somma anche una “anomalia” di sistema, ovvero i tempi lunghi per ottenere i risultati delle analisi che gli operatori imputano principalmente all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con sede a Legnaro che esegue le analisi dei campioni.
Quando un campione risulta “inquinato”, la commercializzazione delle cozze viene bloccata e può riprendere solo quando due successivi campionamenti, ad almeno 48 ore di distanza l’uno dall’altro, risultano entrambi negativi. Cosa che deve essere comprovata da apposita documentazione. Ed è questa che, spesso, tarda ad arrivare. Se gli operatori tentano di “anticipare” i tempi, ad esempio raccogliendo le cozze e tenendole pronte per la spedizione, rischiano che deperiscano prima dell’arrivo dei risultati, e se le spediscono, un esito positivo degli esami, a distanza di giorni, li costringe a richiamare il prodotto dagli acquirenti, con spese ingenti. Di questi ritardi non soffrono gli operatori polesani che, grazie ad una convenzione con il Laboratorio di riferimento di Cesenatico, ottengono le risposte in tempi più celeri. Gli operatori hanno interessato del problema anche Beniamino Boscolo candidato forzista alle regionali, il quale ha chiesto alla Regione un intervento di sostegno al settore e la applicazione di tempi e criteri uniformi, su tutto il litorale, per i controlli e le analisi.
IL GAZZETTINO DI VENEZIA