Daniela Minerva. Ci siamo, forse. Dopo due anni di vuoto, i Lea, lo schema delle prestazioni sanitarie a cui gli italiani hanno diritto senza se e senza ma, ovunque, sembrano pronti. E si comincerà a vedere il nuovo volto del Ssn. Ad esempio, c’è un nuovo Piano vaccinale, molto utile, c’è la gratuità della fecondazione assistita in toto, discutibile, ci sono i pezzi di ricambio (dagli stent alle protesi) hi-tech, ostacolati al massimo (tanto ci sono i vecchi!). Dettagli a parte, la fregatura è chiara. Per 3 ragioni.
I cittadini dovranno pagarsi da sé un bel po’ di prestazioni innovative, e quindi migliori per la loro salute. La bagarre sull’articolo 16 che decide le regole della prescrizione di test diagnostici e terapie: il ministero, che mette nero su bianco in quali casi e in che modo i dottori possono prescrivere, e i medici che vogliono poter decidere senza lacci. Infine, la dichiarazione che una regione può non dispensare questo o quel farmaco sul suo territorio. Il De Profundis del servizio universale. Con la certezza che la medicina è diventata troppo complessa e i soldi sono troppo pochi perché uno strumento come questa lista della spesa possa funzionare. Bisogna ripensare tutto, con un po’ di coraggio.
Repubblica – 12 luglio 2016