Sanità, tra il 2010 e il 2015 persi 152 dipendenti nelle Usl di Feltre e Belluno. É il dato elaborato dalla Funzione pubblica di Cgil all’interno di un’analisi relativa al personale del mondo sanitario in provincia di Belluno. Nel 2010, nelle due Usl provinciali (oggi fuse nell’Usl Dolomiti) lavoravano 3.633 addetti, mentre nel 2015 il numero è sceso a 3.481. Un calo del 4,2% complessivo, che però ha colpito in maniera più consistente l’azienda sanitaria di Feltre, che ha perso 109 lavoratori sui 152 fuoriusciti a livello provinciale.
«All’interno del calo complessivo – sottolinea il segretario di Fp Cgil Gianluigi Della Giacoma – si evidenzia inoltre che il taglio ha riguardato in special modo gli infermieri, e in questo caso la più penalizzata risulta la Usl di Belluno che a fronte del numero di operatorio sociosanitari sostanzialmente invariato, ha lasciato sul campo ben 40 infermieri». Questa scelta, prosegue, «non tiene in considerazione i reali aumentati bisogni di salute dei cittadini, va a determinare un passaggio di competenze verso livelli specialistici più bassi ed è motivata dunque solo da una scelta di carattere economico e non assistenziale. L’equazione che ne consegue è minor costi di retribuzione a fronte di minori responsabilità».
Nel contenimento della spesa, dice lo studio di Cgil, c’è stato anche un calo dei compensi: gli infermieri guadagnano in media 302 euro annui in meno, mentre i medici hanno perso mediamente 3.509 euro l’anno. I dati tengono conto delle riduzioni sulle quote fisse e sulle quote di salario per gli straordinari.
«Tutto questo nell’ottica delle previsioni di bilancio dei giorni scorsi che dipingono ulteriori tagli al sistema sanitario della provincia di Belluno – attacca Della Giacoma – Non possiamo pensare di affrontare la sfida della gestione della Usl unificata con personale che, a fronte dell’aumento dell’età anagrafica e dei carichi di lavoro, possa ancora a lungo accettare di far fronte con il solo proprio impegno e fatica alle richieste di un sistema che è a forte rischi di collasso».
Per la provincia di Belluno, conclude, «serve un piano di interventi urgenti e straordinari che coinvolga tutte le istituzioni a qualsiasi livello e che produca subito un progetto di sanità bellunese sostenibile a garanzia di tenuta del tessuto sociale del nostro territorio». Intanto, la battaglia della sanità prosegue anche a Cortina, dove non si conosce ancora il destino dell’ospedale “Codivilla-Putti” dopo il 29 aprile, data di scadenza della proroga della gestione mista pubblico-privato.
Il Corriere del Veneto – 26 marzo 2017