LAVORO. Un’indagine dell’Ires Veneto. «Condizioni estreme», sostengono i ricercatori «Troppa semplificazione», ribatte l’azienda
«In Aia le condizioni di lavoro sono estreme, si determinano stati di malessere che possono manifestarsi in modo poco prevedibile, con fenomeni conflittuali difficili da gestire». È questo il risultato dell’indagine che l’Ires, Istituto di ricerche economiche e sociali del Veneto, ha condotto su richiesta della Flai Cgil, e presentato al Polo Zanotto. Il campione è stato selezionato nei sei stabilimenti veneti dell’Aia, dove si macellano e lavorano polli.
In questi siti sono 4.500 i lavoratori, 3.700 nei tre veronesi; 1.712 sono le donne, 1.196 gli immigrati e 1.006 gli addetti con contratto a tempo determinato. Per Vladimiro Soli, sociologo dell’Ires, il mix provoca malessere. «Nella macellazione», ha spiegato Soli «le lavorazioni prospettano condizioni gravose, tanto che queste imprese sono s tate fra le prime a ricorrere in modo intensivo a forza lavoro immigrata. La manodopera femminile è stata integrata, o sostituita, con lavoratori immigrati, dando luogo a concorrenza sul mercato del lavoro».
Secondo l’indagine, nell’assunzione di stranieri sembra che l’azienda tenda a differenziare le provenienze, per ostacolare coalizioni etniche. Visione non condivisa da Stefano Calzolari, direttore del personale del gruppo Aia: «C’è troppa semplificazione», ha affermato, «in Aia non c’è concorrenza, non ci sono tensioni ed è scomparso il lavoro pesante. Le tecnologie lo hanno facilitato e l’organizzazione, le rotazioni, evitano l’attività troppo ripetitiva». «Il nostro obiettivo è unire i lavoratori sulla base delle difficoltà riscontrate», ha sottolineato Stefania Crogi, segretaria Flai nazionale «Serve un sindacato più forte e rivendicativo nei confronti dell’azienda». «Negli ultimi mesi», ha concluso Renzo Pellizzon, segretario Fli ai Cgil «ci sono state incomprensioni con i dirigenti, che punta tra l’altro ad allargarsi al Sud e non vogliamo che siano messi a rischio posti di lavoro».
Larena.it – 24 giugno 2011