Coldiretti Veneto dice no all’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada. ”Ci rimettiamo in ogni senso – ha detto Pietro Piccioni direttore regionale – durante l’incontro organizzato da Realtà Veneta sul tema – offriamo un mercato da oltre 700 milioni di consumatori contro uno di appena 36 milioni e in più abbattiamo le barriere alimentari.
Davanti ad una platea di quasi 200 cittadini si sono confrontati imprenditori, rappresentanti di forze sociali e politici dopo aver ascoltato la dettagliata relazione della dottoressa Maria Teresa Bastiani direttore generale della Politica Commerciale Internazionale per il Ministero dello Sviluppo Economico. Il sospetto è che la pirateria alimentare venga legalizzata dando via libera alle imitazioni al Made in Italy. Inoltre con l’opzione dazio zero è assicurato l’ingresso in Italia di grano duro trattato con il glifosato, addirittura transgenico, insieme a ingenti quantitativi di carne trattata con gli ormoni.
L’intesa commerciale che il Senato italiano dovrebbe sottoporre a ratifica secondo Coldiretti avrà impatto devastante sulle coltivazioni di cereali in Italia con il rischio desertificazione di intere aree del Paese e una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori italiani oltre che un rischio per i consumatori.
“I cittadini devono sapere quello che sta succedendo – ha spiegato Clodovaldo Ruffato promotore dell’evento con Sandro Benato presidente di Realtà Veneta – a loro era soprattutto indirizzato l’evento, il quarto organizzato a livello nazionale sull’argomento. La fretta di votare, la scarsità di informazioni, il dibattito silenzioso ci autorizza a pensare che qualcosa sta capitando sopra le nostre teste, per questo come associazione abbiamo voluto spiegare in maniera equilibrata i contenuti inserendo anche le parti critiche”. “Serve una valutazione ponderata e approfondita del testo che conta migliaia di pagine – ha incalzato Piccioni – soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato. Ad aumentare la preoccupazione anche il fatto che il governo canadese si è già mosso per sollevare questioni di compatibilità del trattato con il decreto di indicazione obbligatoria dell’origine della pasta che l’Italia ha depositato a Bruxelles. Questione che urta la scelta imprenditoriale praticata da Pierantonio Sgambaro ormai da anni quando il suo pastificio in tempi non sospetti ha intrapreso la via della rintracciabilità. A rischio, dunque è lo stesso principio di precauzione – ha sottolineato – visto che la legislazione canadese ammette l’utilizzo di prodotti chimici vietati in Europa. Animatore dell’incontro anche un impavido vice presidente di Federconsumatori Paolo Ormesi concentrato sugli aspetti legali a maglie larghe che non tutelano a sufficienza le produzioni non previste dagli elenchi ufficiali. Secondo il dossier di Coldiretti delle 291 denominazioni Made in Italy registrate ne risultano protette appena 41, peraltro con il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) e alla possibilità di usare le espressioni “tipo; stile o imitazione”. Ad esprimere il loro posizionamento erano presenti i deputati Roberto Caon, Domenico Menorello ed Emanuele Prataviera, con i Senatori Mario Dalla Tor gli stessi che dovranno votare a favore o contro a giorni.
27 giugno 2017