Anaao-Assomed ha presentato ricorso al Tar contro la Regione Veneto in merito alla cessione dell’ospedale Sant’Antonio all’Azienda ospedaliera. Il sindacato dei medici chiede l’annullamento della delibera di giunta regionale che prevede la migrazione della struttura decisa dalle schede ospedaliere. «Tale operazione rappresenta una diretta lesione del diritto alla salute e al sistema regionale delle cure a media e bassa complessità – si legge nelle carte del ricorso – Infatti, le aziende Usl sono istituzionalmente deputate a garantire prestazioni a media-bassa complessità e a erogare le cure ai pazienti cronici mentre le Aziende ospedaliere universitarie sono deputate a garantire prestazioni ad alta e altissima complessità». Viene a mancare, secondo Anaao-Assomed, il criterio di prossimità che caratterizza le Usl, quindi le cure di medio-bassa complessità, stabiliti dallo stesso piano socio-sanitario regionale approvato il 28 dicembre dello scorso anno, in cui si legge che «si rende necessario rafforzare il ruolo delle strutture classificate come spoke (il Sant’Antonio, ndr) e nodi di rete, in ragione della maggiore importanza che rivestono nei rispettivi ambiti territoriali, nel rispetto del concetto di prossimità delle cure». «Le motivazioni della cessione non sono chiare – sottolinea Mirko Schipilliti di Anaao-Assomed -. Parliamo di un passaggio complicato che non fa migrare solo i dipendenti ma anche i pazienti, con implicazioni innanzitutto sulla privacy. Inoltre, non vengono aumentati posti letto in altri nodi dell’Usl in modo da compensare e non verranno sostituiti da quelli del nuovo polo a San Lazzaro, proprio per la vocazione diversa della struttura. In Azienda ospedaliera avranno la precedenza le operazioni di alta specialità, lasciando indietro quelle che competerebbero all’Usl». (si.mo,)
Corriere del Veneto