I cervi stanno lasciando il Cansiglio. Tre anni fa si parlava di una popolazione in eccesso, di pericoli sanitari dovuti ai troppi capi in giro per i boschi e si ventilava la possibilità di aprire alle doppiette per ridurne il numero. E i dati diffusi erano allarmanti: più di tremila cervi, tantissimi. Troppi per un ambiente delicato e sostanzialmente privo di predatori. Oggi la situazione si è totalmente ribaltata.
I cervi, secondo le stime fomite dalla stessa Veneto Agricoltura in un seminario di ecologia alpina, non sarebbero più di cinquecento. Una stima che rivaluta quella fatta da Francesco Mezzavilla, naturalista e presidente dei Faunisti, che nel bei mezzo della polemica sulla sovrapopolazione contestò le cifre allarmistiche. E quando tutti parlavano di tremila cervi lui disse che a farla grande non erano più di 1500. Letta a distanza di tempo, e a mente fredda, molto probabilmente la stima di Mezzavilla era quella che più si avvicinava al vero. I cervi sono animali che si muovono molto. Si spostano a gruppi alla ricerca di aree sempre più ricche di erba fresca, alberi e acqua. Quello che è successo, dicono diversi esperti, è una cosa molto naturale: i cervi si sono autoregolati. Una parte se n’è andata alla ricerca di pascoli migliori, i più deboli sono morti e quelli rimasti hanno consolidato la loro presenza. Adesso non c’è più alcuna emergenza. Però tiene banco la triste vicenda dei cervi morti di fame e di stenti perché rimasti intrappolati nel recinto in località «Le Code»: un’area molto vasta ma completamente ricoperta da mezzo metro di neve che ha impedito agli animali di trovare da mangiare. Importante è stato l’intervento del governatore Luca Zaia, che ha ordinato di portare balle di fieno per sfamare i cervi superstiti, poi messi in salvo dal misterioso intervento di qualcuno che, notte tempo, ha tagliato la rete aprendogli una via di fuga. Sul caso è intervenuto il consigliere regionale Andrea Zanoni: «E’stato un gesto di inciviltà, ma anche di crudeltà, da parte del gestore dell’area, quello di non aprire il cancello del recinto o un varco. Questo gesto, che ritengo immorale e fortemente crudele, viene sanzionato penalmente dalla legge. Ho chiamato e poi scritto al Corpo Forestale dello Stato di Treviso chiedendo di accertare i fatti e segnalare eventuali reati alla Procura della Repubblica. Credo che Veneto Agricoltura dovrebbe valutare seriamente di revocare la concessione dell’area demaniale al responsabile della morte di questi animali mentre la Regione dovrebbe provvedere a denunciarlo all’autorità giudiziaria».
Il Gazzettino di Treviso – 13 marzo 2016