Cento giorni in media per saldare una fattura. Restano distanti dai 30 giorni previsti per legge i tempi di pagamento dei fornitori da parte della pubblica amministrazione. E peggiorano addirittura rispetto all’ultimo censimento del Mef, che indicava un tempo medio di soli 39 giorni. Ora, appunto, l’attesa per vedersi saldare una fattura (elettronica) supera a livello locale i tre mesi, con un ritardo medio rispetto alla scadenza di oltre 60 giorni.
Questo è ciò che emerge dall’ultimo aggiornamento del ministero dell’Economia sui pagamenti delle pubbliche ammministrazioni: un’analisi delle fatture ricevute e pagate su base geografica (ministeri esclusi) che diventa visibile sul sito da oggi e che Il Sole 24 Ore ha potuto visionare in anteprima (si veda la mappa a fianco).
Il dato va analizzato con prudenza. Per vari motivi: in primo luogo, perché non rispecchia tutto l’universo degli oltre 20mila enti pubblici “pagatori” che si sono già registrati sulla piattaforma di monitoraggio dei crediti commerciali, ma solo quelli attivi sulla stessa piattaforma. Per dare un’idea, la Ragioneria stima che gli enti che effettivamente aggiornano con costanza le fatture pagate siano un terzo del totale, mentre un altro 30% alimenta la banca dati in modo meno assiduo e i restanti enti pubblici invece sono quasi del tutto assenti. In più quest’ultimo aggiornamento non comprende i ministeri (per non “alterare” le informazioni relative al Lazio) molti dei quali figurano nella classifica dei 300 enti più virtuosi e potrebbero quindi migliorare la performance.
I cento giorni sono comunque una media, fra realtà locali tra di loro eterogenee. Sulla stessa scala si trovano, infatti, gli enti di Trentino-Alto Adige e Umbria, che riescono a saldare metà dei propri debiti entro, rispettivamente, 62 e 70 giorni, e all’altro capo quelli di Calabria e Campania, la prima con il record negativo di 148 giorni, la seconda, appena sotto, con 127. In Campania, per esempio, la situazione è ancora gravissima per i costruttori edili. «Veniamo pagati dopo 225 giorni, in tutta la regione», afferma il presidente dell’Acen, l’associazione dei costruttori edili di Napoli, Francesco Tuccillo, che pure segnala un miglioramento rispetto ai 24 mesi accumulati fino al varo del decreto sblocca-debiti oltre due anni fa.
Ma a preoccupare non è soltanto l’attesa dei creditori (che comunque, per legge, dal 2013 non dovrebbe superare i 30 giorni, al massimo 60 per la sanità o i casi complessi). Delude anche la capacità di “spesa” degli enti, ovvero la percentuale di fatture saldate: a livello nazionale si attesta attorno al 32%, ma declinata sul territorio va dal 10% della Calabria alla punta del 53% dell’Umbria. Cifre ancora troppo basse se si considera che l’obbligo di inserire i crediti una volta pagati è in vigore per tutti da più di un anno (luglio 2014).
Alcuni enti lamentano difficoltà di caricamento dati sulla piattaforma, ma certo le percentuali restano comunque troppo basse, e guarda caso proprio in coincidenza con le Regioni dove gli enti sono più in affanno nel saldo. Che poi sono tutte localizzate al Sud.
Focus sui Comuni
Il ministero ha acceso i riflettori anche sui Comuni capoluoghi di provincia. E anche in questo caso con diverse sorprese. Perché sono soltanto 12 su 114 i capoluoghi che hanno una percentuale di fatture pagate superiore al 70% (i primi 10 sono nella tabella a fianco) che la Ragioneria giudica «attendibile» per valutare l’andamento dei pagamenti di un ente. Mentre nella stessa classifica ce ne sono ben 31 al momento apparentemente a zero con i pagamenti dal 31 marzo. Tra questi, anche Padova. «Ma è solo un problema tecnico – spiega l’assessore al Bilancio, Stefano Grigoletto – di interfaccia tra il nostro sistema informatico e quello del ministero, che stiamo già cercando di risolvere». E aggiunge: «In realtà la nostra media di pagamento è di soli 20 giorni».
Altri, poi, stanno accumulando pesanti ritardi nella liquidazione. Per esempio Bari, fermo a 139 giorni rilevati dalla piattaforma. Anche in questo caso, però, l’ente si difende: «Nei primi nove mesi dell’anno l’indicatore di tempestività dei pagamenti risulta pari a 23,29 giorni» spiega il direttore della Ragioneria, Francesco Catanese, secondo cui il ritardo anche per Bari sarebbe dovuto a un «non puntuale aggiornamento delle informazioni sui pagamenti effettuato sulla piattaforma governativa».
Valeria Uva – Il Sole 24 Ore – 23 novembre 2015