Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio amareggiato per lo stop alle liberalizzazioni. “Anche Monti è seccato”. “A gennaio interverremo su farmacie, taxi, liberi professionisti, autostrade e servizi pubblici. Basta brutte figure”
ROMA – “Arrabbiato? Certo che sono amareggiato. La forza delle lobby in Parlamento è ancora potente. Io vengo dall’Antitrust, Monti è stato commissario europeo per la concorrenza. Vuole che non siamo delusi? Lo siamo, ma non ci arrenderemo”. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà, non ci è rimasto affatto bene dopo la pesante retromarcia imposta dal Parlamento sul terreno delle liberalizzazioni. Soprattutto il passo indietro sui farmaci di fascia C rappresenta un colpo all’esecutivo. Ad una squadra che considera la concorrenza e le aperture dei mercati un “segno distintivo” della sua attività. Per questo “non ci fermiamo”. Promette battaglia e avverte: “Batteremo le lobby e da gennaio andremo avanti. Non intendiamo più fare brutte figure. Ripresenteremo tutto”.
Nello studio che per tanti anni è stato di Gianni Letta, il nuovo sottosegretario non ha cambiato nulla nell’arredamento. Ad accezione di alcune foto di famiglia. “Sa, su queste cose è inutile spendere. Vogliamo risparmiare e comunque, noi tecnici siamo di passaggio. Nel 2013 torneremo ai nostri lavori. Io non ho portato nemmeno i miei libri”. Sulla scrivania, però, ne campeggia uno. È messo lì in bella vista. Settanta pagine scritte l’anno scorso proprio da Catricalà e che fino a un mese fa erano un tabù a Palazzo Chigi. Un atto di accusa contro caste e corporazioni dal titolo che adesso sembra un presagio: “Zavorre d’Italia”. La prima pagina del libro si apre con una frase di Friedrich Von Hayek, premio Nobel per l’economia nel 1974, che sembra fatta su misura per descrivere quello che è successo mercoledì alla Camera: “La competizione è il terrore di tutti i conservatori di destra, di centro e di sinistra. Uno dei tratti fondamentali dell’atteggiamento conservatore è il timore del cambiamento”. “Del resto – si sfoga il sottosegretario – le lobby sono forti e in questo caso sono state anche aiutate dalla disattenzione di alcuni parlamentari. Una vicenda che ci ha fatto riflettere”.
In effetti lei era presidente dell’Antitrust, Monti commissario europeo alla concorrenza, e siete stati battuti proprio nel vostro campo.
“Ed è una cosa che ci fa star male. Però alcune liberalizzazioni le abbiamo fatte. I servizi pubblici locali, ad esempio. L’Antitrust potrà impugnare i cosiddetti servizi “in house” (gestiti direttamente dagli enti locali). Ma abbiamo proceduto pure per i porti, gli aeroporti e le autostrade. Per le banche e le assicurazioni cadrà quel flusso informativo che non permetteva la concorrenza. Per gli ordini professionali abbiamo facilitato l’accesso bloccando l’abilitazione a 18 mesi e sei si possono compiere nell’ultimo periodo di laurea. Insomma ci sono stati passi avanti importanti”.
Però anche dei passi indietro su questioni che venivano considerate da molti una bandiera.
“Sono stati oscurati dall’insuccesso sui farmaci di fascia C. È vero, si tratta di un vulnus alla coerenza del nostro intervento. Non c’è dubbio. Sono le famiglie ad essere danneggiate, il prezzo dei medicinali così non potrà calare. Ma questo vulnus, che ci fa star male, non sarà permanente. Noi abbiamo il dovere di fare una legge annuale sulla concorrenza e tutto ciò che non è stato possibile approvare ora, lo porremo presto all’attenzione dei partiti e dell’opinione pubblica”.
Scusi, ma il presidente Monti che a Bruxelles ha sconfitto addirittura Bill Gates, qui si è fatto fermare dal RadioTaxi.
“Sui taxi, però, fin dall’inizio avevamo ritenuto che dovessero essere regolamentati da una Authority ad hoc. Non ci poteva essere una liberalizzazione immediata e in Parlamento ci si è limitati a chiarire questo aspetto”.
Eppure il vostro è un esecutivo di tecnici. Avete il vantaggio di non dovervi candidare alle elezioni. Non potevate fare di più?
“Siamo tecnici ma vogliamo rispettare il Parlamento. Sappiamo che non avendo il vincolo elettorale, possiamo fare più di altri. Non rispondiamo alle lobby e siamo svincolati dai partiti, ma non dalle Camere. Le brutte figure, però, non vogliamo farle più”.
Ma lei si aspettava tanta resistenza?
“Sì, so che è difficile ammorbidire le lobby. Per le farmacie si sono dimostrare molto forti. Ho dovuto cedere qualche centimetro al perimetro chilometrico delle loro esclusive. Ma so che nessun privilegio cade al primo colpo. Certe cose, poi, sono radicate nella convinzione politica di molti parlamentari”.
Scusi, la soluzione l’altro ieri poteva essere semplice: il governo avrebbe potuto esprimere parere contrario a quell’emendamento?
“Lo stavamo per fare ma nella concitazione del momento non ci siamo riusciti. Anche nella maggioranza, molti si sono accorti dell’emendamento all’ultimo momento. Comunque, probabilmente anche con il nostro parere contrario, sarebbe passato ugualmente”.
Quella modifica è stata opera del Pdl.
“So solo che Monti e io ci siamo resi conto di quell’emendamento in una fase avanzata e mentre si discuteva sulla remunerazione dei manager pubblici. Una norma, quello dello stipendio aumentato del 25% che – vorrei precisare per evitare spiacevoli equivoci – si applica solo ai manager e ai dirigenti, non ai ministri e ai sottosegretari. I quali continuano a percepire lo stipendio fissato dalla legge e che fa riferimento all’indennità dei parlamentari. Insomma, nessuno di noi si è alzato lo stipendio. Sui farmaci, comunque, anche il presidente del consiglio che solitamente non mostra i suoi sentimenti, mi è sembrato piuttosto seccato”.
Non teme che i centri di pressione vi possano bloccare ancora?
“La forza delle lobby dipende dalla vicinanza ai portatori di privilegi e non dalla tutela fornita dall’intero Parlamento. Alla fine prevarrà la logica di togliere le rendite di posizione per favorire tutti i cittadini. Il difficile è convincere che un sacrificio di pochi può diventare un beneficio di tutti”.
Anche sulle Autostrade avete subito uno stop?
“Nascerà – entro fine anno – un’Agenzia che vigilerà e regolamenterà il settore. Abbiamo ritenuto di non dover turbare la nascita di questo nuovo organismo. Viviamo una fase di work in progress. Dobbiamo pur sempre tenere presente che siamo qui da un mese”.
La cancellazione del divieto per le banche di vendere le coperture assicurative abbinate ai prestiti e ai mutui, non è stata però letta come una fase dei “lavori in corso”.
“Ma non era una proposta del governo. Ci torneremo quando affronteremo la legge sulla concorrenza. Ma in quel settore ci sono altri aspetti che semmai destano qualche preoccupazione. Quell’1,5% fissato come tetto massimo di commissione per le carte di credito rischia di trasformarsi nella soglia cui tutti si adegueranno. È una questione che va risolta”.
E il governo quando riproporrà concretamente le questioni non risolte?
“A gennaio, nella legge per la concorrenza faremo tutto quello che ci sarà consentito. Interverremo sulle farmacie e sul commercio. I taxi verranno liberalizzati dall’Authority per i Trasporti che, sempre gennaio, attende solo il varo di un regolamento per ufficializzare la nascita. Il punto è che troppi lacci e troppe leggi bloccano il mercato”.
Ad esempio?
“I vincoli regionali e comunali. Ma lo sa che se lei volesse aprire una palestra a Roma dovrebbe fare riferimento a sei leggi regionali. Ci metterebbe un anno per fare tutto”.
Interverrete anche sugli ordini professionali?
“Se ne sta occupando il ministro Severino. Farà un tavolo per tutti. Il problema lì resta la tariffa minima. Esistono ancora dei riferimenti legali e vanno tolti”.
Repubblica – 16 dicembre 2011