La conferenza Unificata ha dato via libera ieri alla direttiva del Dipartimento della Protezione civile che punta a rafforzare il coordinamento tra servizi sanitari regionali e protezione civile in caso di catastrofi.
Definiti tempi di intervento e procedure più stringenti per la gestione delle strutture sanitarie d’emergenza.
Intesa alla Conferenza Unificata di ieri sulla direttiva del Dipartimento della Protezione civile per avviare un maggior coordinamento operativo e logistico tra la stessa PC e i servizi sanitari regionali in caso di catastrofi. L’intesa nasce con l’obiettivo di “ottimizzare le capacità di allertamento, attivazione e intervento del sistema di protezione civile” e “per assicurare, su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle prerogative regionali, un livello minimo di capacità operativa e un linguaggio comune” per operare al meglio in emergenza.
Il nucleo di riferimento restano “i moduli sanitari d’emergenza” per i quali la direttiva prevede autonomia logistica garantita per un minimo di 72 ore e autonomia operativa sul campo. La direttiva conferma anche la tipologia dei moduli che possono essere di I e II livello oppure con annessa unità chirurgica. I moduli dovranno garantire tempestiva capacità di partenza dall’attivazione con i seguenti tempi massimi d’intervento:
non oltre un ora per i moduli di primo livello;
non oltre tre-quattro ore per il secondo livello;
massimo sei ore per i moduli con annessa unità di chirurgia.
Nei moduli devono operare squadre sanitarie composte da medici e infermieri di comprovata esperienza professionale in are critica (118, pronto soccorso, terapia intensiva e, per i “posti medici avanzati e unità mediche chiruirgiche” anche chirurgia d’urgenza, coadiuvate da altro personale tecnico-sanitario e con il supporto del personale logistico.
I moduli dovranno integrarsi all’interno delle colonne mobili regionali della protezione civile e a questo scopo si prevede la massima cooperazione tra amministrazioni sanitarie e protezione civile.
In caso di catastrofe la macchina dei soccorsi sanitari prevede una precisa tempistica che la direttiva riassume in due step prioritari:
invio di un primo messaggio di allarme ai moduli sanitari regionali ponendoli in stato di allerta;
contatti con la Regione interessata
verifica della necessità/opportunità di coinvolgere squadre di intervento di altre Regioni;
diramazione dell’ordine di partenza ai moduli sanitari selezionati;
in caso di necessità e urgenza e nell’impossibilità di contattare la Regione colpita, l’ordine di partenza può essere deciso dal Dipartimento della protezione civile anche in assenza di un accordo con la Regione colpita.
Il coordinamento generale delle operazioni avrà i seguenti obiettivi principali:
acquisire tutte le informazioni utili e verificate sull’impatto sanitario dell’evento, sulla risposta locale e sulla necessità di risorse aggiuntive;
assicura la distribuzione delle risorse sulla base di criteri uniformi sulle aree colpite;
monitorare l’attività dei moduli sanitari coinvolti.
Per questo, spiega la direttiva, servirà garantire:
la presenza di un effettivo coordinamento regionale delle risorse sanitarie;
il flusso delle comunicazioni tra Regione interessata e Protezione civile;
la condivisione delle decisioni sull’invio e la dislocazione delle risorse esterne;
il coordinamento permanente per tutta la durata della missione.
In caso di gran numero di feriti, la direttiva prevede che il coordinamento sia assunto, nelle prime 72 ore, da personale operante nel sistema di emergenza “118, Dea” o da personale delegato con specifica preparazione.
Quotidianosanita.it – 26 maggio 2011