Iniziate le operazioni di bonifica dell’allevamento e del macello abusivi. Una ditta specializzata ha portato via i resti. I terreni dovranno essere disinquinati anche dalle lastre di eternit
Dopo il sequestro dell’allevamento lager in via Sant’Agostino di Menà, ordinato sabato mattina dalla Procura di Rovigo, sono iniziate tutte le procedure necessarie per mettere in sicurezza sanitaria tutti i 611 animali ancora vivi presenti nei recinti della fatiscente struttura agricola condotta da una coppia di cinesi. Ieri mattina, una ditta specializzata – incaricata e pagata per il servizio dal Comune di Castagnaro – si è recata nella fattoria degli orrori per prelevare le carcasse di quegli animali che durante il primo sopralluogo di venerdì sera erano state rinvenute in stato di decomposizione nei vari recinti e in mezzo a rifiuti di ogni tipo, escrementi, eternit e resti della macellazione di volatili. Anatre, oche, piccioni, capre, pecore, maiali e daini erano costretti a vivere in condizioni igienico sanitarie al limite dell’immaginabile, prima di essere portati sotto ad un porticato per essere macellati a colpi di mannaia per finire, poi, sulle tavole di qualche ristorante.
Ieri mattina sono stati portati via due quintali e mezzo di resti di animali morti, conferiti in un sito specializzato per lo smaltimento di questo tipo di rifiuto.
Le operazioni di ripristino sanitario proseguiranno, comunque, nei prossimi giorni con la bonifica del terreno dallo strato di eternit utilizzato dai cinesi al posto della ghiaia, con la cura degli animali in precarie condizioni di salute e la creazione di ricoveri adatti per consentire un idoneo benessere delle povere bestiole. Dal punto di vista delle autorizzazioni amministrative, l’allevamento degli orrori era del tutto abusivo e non era mai stato censito al servizio veterinario dell’Ulss 21 come prevede la normativa vigente per chi detiene animali da destinare poi al commercio. E nemmeno al Comune era mai passata una carta relativa all’apertura di una simile attività. Abusivi e privi di qualsiasi rispetto della normativa sanitaria erano anche i locali adibiti a «mattatoio», dove gli animali da cortile, pecore, maiali e daini venivano uccisi e poi commercializzati senza alcun documento sanitario, trovando forse la compiacenza dei clienti delle carni, attratti dai prezzi convenienti che la coppia di cittadini di origine cinese – ma residenti a Castagnaro – potevano proporre loro.
Proprio sugli ingranaggi di questo meccanismo ancora in gran parte sconosciuto, verte l’indagine della magistratura rodigina che dovrà far luce anche sulle complicità che hanno permesso ai due cittadini stranieri di allevare probabilmente migliaia di capi l’anno e senza mai essere controllati. Fino a nuove disposizioni dei giudici, i 611 capi sequestrati resteranno nell’allevamento di Menà, salvo essere trasferiti per evitare loro malattie. Nel frattempo, il titolare dell’allevamento, Z.C., 36 anni, denunciato per una sfilza di reati, dovrà provvedere loro.
Le guardie provinciali, invece, penseranno al reinserimento dei daini nel loro ambiente naturale.
L’Arena – 18 gennaio 2011