Il fatto che i dipendenti lavorino in uffici sotto organico, con un carico di lavoro maggiore, non comporta il diritto ad essere risarciti dal datore per le condizioni nelle quali svolgono le mansioni.
Secondo la Cassazione il fatto che gli impiegati lavorino in uffici spesso sotto organico, con un carico di lavoro da smaltire è dunque maggiore, non comporta il diritto del dipendente ad essere risarcito dal datore per le «condizioni stressanti» nelle quali svolge le sue mansioni. Con questa decisione (sentenza 4324/12) è stato respinto il ricorso di un impiegato di una Regione che aveva chiesto il risarcimento dei danni «per l’attività lavorativa svolta in ambiente insalubre ed in condizioni stressanti, tenuto conto della mole di lavoro a lui affidata». La Corte di Appello, come già avvenuto in primo grado, aveva respinto la richiesta di risarcimento perchè durante il dibattimento era emersa «una condizione di lavoro, nonostante le carenze di organico e le deficienze dell’ambiente di lavoro, largamente presente in non poche realtà lavorative, e, quindi, non connotata da tale anomalia e gravità da poter costituire causa di danno». L’uomo, però, si è rivolto alla Cassazione facendo presente di soffrire di patologie «strettamente connesse ad un eccesso di attività lavorativa e ad un ambiente di lavoro malsano», tanto che aveva anche avviato la pratica per il riconoscimento della causa di servizio. I supremi giudici, però, hanno ritenuto il verdetto della Corte d’Appello «immune» da censure. Secondo la Cassazione, con «argomentazione plausibile, è stato escluso il diritto al risarcimento del danno da stress in quanto le circostanze in cui avveniva la prestazione lavorativa, come hanno riferito anche i suoi colleghi di lavoro, è quella »in cui si trova ad operare la maggioranza dei lavoratori, dal momento che il fatto che il lavoro generi stress, anche in ragione degli organici ridotti ed in presenza di ambienti di lavoro a volte non confortevoli, costituisce un dato valevole in moltissime realtà lavorative».