L’espressione “furbetti del quartierino” è ormai famosa dopo le inchieste sul tentativo di scalata a Bnl, Antonveneta e Rcs, ma è una frase offensiva che può portare alla condanna per diffamazione.
Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 37046/11) confermando la condanna di un maresciallo dei Carabinieri il quale, per criticare l’operato di un ufficio amministrativo militare nella sua qualità di sindacalista, aveva diffuso una mail nella quale aveva utilizzato questa espressione nei confronti dei colleghi. La nota, poi pubblicata in un sito internet, conteneva espressioni come: «non hanno il coraggio delle proprie azioni», «si nascondono dietro alle solite ignobili vigliacche e offensive giustificazioni dei problemi di bilancio» e la fatidica definizione, rivolta agli ufficiali responsabili dell’ufficio amministrativo, di «furbetti del quartierino». Il maresciallo è stato condannato dal Tribunale militare di Roma e poi della Corte d’appello militare per diffamazione pluriaggravata.
Nel ricorrere in Cassazione il carabiniere affermava di aver semplicemente utilizzato il suo diritto di critica come rappresentante sindacale. La Suprema Corte gli ha dato torto: «la assunta veridicità di talune delle vicende sottostanti al comunicato diffuso via internet di per se stessa non vale a consentire nel caso di specie la non punibilità ai sensi dell’art.596 cp, posto che le espressioni usate ben si spingono oltre l’attribuzione di fatti specifici per trasmodare in vere e proprie offese gratuite e generiche, quali l’espressione “furbetti del quartierino”, sicuramente non attributive di un fatto determinato e non suscettibili di esclusione del carattere e della portata diffamatoria attraverso prova liberatoria».
Lastampa.it – 17/10/2011