Il consenso informato è necessario ogniqualvolta ci si trovi di fronte a un intervento chirurgico autonomo rispetto a quello già “autorizzato” dal paziente.
La Terza sezione civile della Corte di cassazione (16543/2011, depositata il 28 luglio) torna sulla questione della consapevolezza del paziente – e simmetricamente sulla responsabilità medica – per ribadire la centralità e il valore costituzionale del consenso informato.
La Corte ha cassato la decisione dell’Appello di Roma – rinviandola ad altra sezione – nella parte in cui aveva assolto il chirurgo che, dopo aver iniziato un intervento in laparoscopia su una sua paziente di lungo corso, lo aveva trasformato durante l’operazione in una laparotomia, provocando come esito gravi complicazioni intestinali.
La laparotomia, scrive l’estensore, in letteratura «è un intervento completamente diverso dalla laparoscopia» e tra l’altro solo occasionalmente è una variante obbligata dall’urgenza. Pertanto, non aver rappresentato alla paziente l’eventualità di un intervento diverso, più rischioso e invasivo, rappresenta un vulnus al diritto inviolabile del malato di autodeterminarsi