Va condannato per abuso d’ufficio il medico che invita pazienti dimessi dall’ospedale dopo un intervento a recarsi presso il suo studio privato per i controlli post operatori.
La Cassazione ha per questo confermato la condanna pronunciata dalla Corte d’appello di Cagliari a un chirurgo che, secondo l’accusa, era contravvenuto all’obbligo di “astenersi in presenza di un interesse proprio”, indirizzando pazienti dimessi dall’ospedale a tornare da lui per visite private di controllo pagandole 200 euro ciascuna.
I pazienti non venivano così informati della possibilità di ottenere la stessa prestazione, senza ulteriori spese, presso l’ospedale dove erano stati operati. “Il chirurgo – si legge nella sentenza della sesta sezione penale, n. 40824 – era tenuto a definire il rapporto terapeutico con il paziente all’interno della struttura ospedaliera in quanto la visita post operatoria faceva parte dell’accordo negoziale per cui era stato versato il ticket”.
A tale “obbligo contrattuale – osservano i giudici di piazza Cavour – corrispondeva l’interesse del presidio ospedaliero all’esatto ed integrale adempimento della prestazione terapeutica, data dalla visita post operatoria intramoenia, anche se non necessariamente ad opera del chirurgo che aveva materialmente operato”.
Un vincolo, questo, che, si legge ancora nella sentenza, “comportava come corollario l’obbligo derivato del chirurgo di astenersi dal porre in essere condotte con esso compatibili, a maggior ragione se comportanti per il paziente un esborso non dovuto di denaro, in quanto a ciò bastava l’avvenuto versamento del ticket”.
ItaliaOggi – 18 ottobre 2012