di Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. Il colpo di coda della tormentata querelle vaccinale ha i toni di una telefonata mattutina tra Luca Zaia e Domenico Mantoan. Prolungata, a tratti emotiva, risolutiva infine. «Presidente, ho commesso un errore nella tempistica e nelle modalità, mi spiace se ciò ti ha creato imbarazzo, per questo ti metto a disposizione il mio mandato, credo sia doveroso consentito di valutare se il nostro rapporto fiduciario permane». Attimo di pausa. Poi arriva la risposta: «Sono stati giorni difficili per tutti, nessuno è immune da sbagli, resta al tuo posto e continua a lavorare come sai, ci vediamo lunedì a Venezia».
Un’offerta di dimissioni respinta sul nascere, quella del direttore della sanità regionale, giunta al culmine di una settimana campale per il governatore del Veneto.
Prima il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge Lorenzin sulla vaccinazione obbligatoria in nidi e materne.
Poi il decreto di moratoria – firmato dallo stesso Mantoan – che in nome dell’inclusione allungava i tempi utili per sottoporre a profilassi i bimbi da zero a sei anni già iscritti a servizi e scuole d’infanzia.
Infine la retromarcia clamorosa, con la «sospensione temporanea» del decreto accompagnata dal quesito al Consiglio di Stato (al quale ora potrebbe associarsi lo stesso ministero della Salute) per chiarire i dubbi interpretativi circa le disposizioni legislative.
Un crescendo scandito da polemiche furiose. Attaccato da Beatrice Lorenzin e dal Pd, criticato dalle associazioni dei medici e dei genitori, isolato da Forza Italia favorevole all’applicazione delle disposizioni, «scaricato» infine dal governatore lombardo amico (si fa per dire) Roberto Maroni, Zaia si è ritrovato in un vicolo cieco.
Unica soluzione possibile, il passo indietro, sancito in effetti nel corso di un confronto serrato e a più voci con lo staff riunito d’urgenza a Venezia: Mantoan in primis e poi il capo dell’Avvocatura regionale Ezio Zanon, il segretario di Giunta Mario Caramel, il giurista di riferimento Luca Antonini, che si è tradotto nel fatidico atto di sospensione della moratoria accordata.
Una linea concordata e condivisa, quindi ma il diavolo, si sa, è nascosto nei dettagli.
E il casus bellis esplode all’indomani, quando Mantoan, sollecitato dal capo di gabinetto del ministero Giuseppe Chinè (figura “amica” e vecchia conoscenza zaiana), anticipa all’interlocutore la decisione maturata e acconsente di inviargli via mail il testo della sospensiva.
In pochi minuti il ministro Lorenzin apprende la novità e, lesta a cantar vittoria, detta all’Ansa la “ profonda soddisfazione” per il dietrofront del Veneto ribelle.
Ma se Mantoan ha bruciato i tempi pour cause (mirava a bloccare il ricorso al Tar dell’Avvocatura dello Stato, destinato a probabile successo) l’inquieto Zaia, già indispettito dalla piega degli eventi (“Mai vista tanta malafede”, si sfogherà) riceve la notizia dalle agenzie, circostanza che gli impedisce di gestire tempi e modi della “ritirata strategica”.
Tant’è. Dopo un’irritatissima telefonata, tra i due cala il gelo, destinato a protrarsi per 48 ore. E costellato da voci e indiscrezioni, per lo più fantasiose o interessate, che alludono all’imminente siluramento del direttore Mantoan (Claudio Dario, Luciano Fior, Adriano Marcolin gli ipotetici candidati alla successione) e quest’ultimo abile a barattare il favore al ministro con una poltrona di fine legislatura. Rumore alimentati con zelo da quanti, dentro e fuori la Lega, malcelano l’insofferenza verso il medico internista di Brendola.
La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a margine della presentazione a Milano di un protocollo con il comune per l’alternanza scuola-lavoro, ha confermato di aver discusso con il governatore del Veneto, Luca Zaia, del problema legato alle vaccinazioni scolastiche obbligatorie. “Se uno impugna una legge, in attesa dell’esito dovrebbe applicarla”. Rischia il commissariamento? “Che brutta parola”. Il ministero valuterà il tipo di provvedimento adottato dalla Regione. “Faremo ricorso” assicura Fedeli.di Francesco Gilioli
Fino all’alba di sabato (entrambi hanno abitudini mattiniere) allorché il presidente del Balbi alza la cornetta. Un’ora di discussione che ripercorre le puntate precedenti e non si sottrae all’autocritica pur nella convinzione di aver agito correttamente.
«La linea era concordata, l’errore ha riguardato i tempi, può succedere a chi lavora dodici ore al giorno», la battuta finale. Così, vuotato il sacco, la coppia ha deciso di proseguire il cammino insieme. Con maggiore accortezza e più attenzione a scansare i trabocchetti, magari.
Leggi il precedente del 9 settembre Scintille Zaia Mantoan
FI e Lega insistono: «Bisogna voltare pagina»
«Ma come gli è venuto in mente? Da chi si è fatto consigliare il governatore stavolta?» Fra Lega e Forza Italia e alleati, nella maggioranza di palazzo Ferro Fini, è un tormentone da giorni. Con tanto di caccia ai responsabili, che qualcuno individua addirittura in un «cerchio magico».
In tanti, in queste ore, hanno chiesto la testa di Mantoan: un piccolo ma significativo fronte trasversale. E che sia stato lo stesso Mantoan a mettere sul tavolo le sue clamorose dimissioni, la dice lunga sul termometro ai piani alti della Regione.
Certo, sia il Carroccio che i forzisti hanno misurato sul territorio lo sconcerto del popolo del centrodestra, senza contare quello tecnico del mondo scolastico e sanitario scombussolato due volte alla vigilia di un inizio anno già complicato dal decreto Lorenzin con i sui 10 vaccini.
Sui vaccini non c’è autonomia che tenga, la salute e la tradizione, a pochi giorni dall’inizio della scuola, hanno fatto sì che Roma fosse più compresa del Veneto. Pura eresia, per Lega & C, a 40 giorni dal referendum su cui Zaia ha puntato tutte le sue fiches, in prospettiva nazionale.
«Maroni ha brillato più di Zaia, ora dobbiamo recuperare lo scivolone sul territorio», si lascia scappare un leghista. «Un brutto infortunio», dicono i berluscones, guidati da Renato Brunetta.
Palazzo Chigi più lontano ora per il governatore? A Verona giurano che l’assessore competente, Coletto sia stato preso in contropiede, nel giorno fatidico. E che non avrebbe certo mostrato entusiasmo per la “moratoria” sui vaccini, poi ritirata in gran fretta. In Forza Italia confermano che Elena Donazzan è ancora su tutte le furie, per l’«invasione di campo» sulla scuola da parte della moratoria made in Zaia & Mantoan (ufficialmente), senza contare il dissenso nel merito.
E’ da anni che Mantoan non figura nel gradimento – eufemismo – della maggioranza di centrodestra. Ma è sempre stato blindato da Zaia, e chi ci ha rimesso sono stati gli avversari del direttore, Dario in primis. L’ultimo terreno di scontro è stata la riforma con la nascita dell’Azienda Zero, superfeudo di Mantoan (il commissario Bonin è in scadenza). Ma ora l’ordine di scuderia politica è «voltar pagina», «pancia a terra», e «sotto con il referendum». Per sminare la grana vaccini che ha rischiato di deflagrare su governatore e giunta.
Sintomatico che ieri girasse già il “mercato-sanità” del Veneto: Mantoan congedato con una poltrona
Il Mattino di Padova – 10 settembre 2017