Marco Bonet. Sarà perché la sanità veneta viene sempre indicata come un’eccellenza da imitare e insomma, che accadesse qui proprio non ce lo si aspettava. O perché la Rete trabocca di dichiarazioni del governatore Luca Zaia a dir poco scettiche sull’utilità dell’app («Non funziona», «Io non la scarico», «Dà problemi», «Complica la vita») e qualcuno a Roma ci intravede la volontà di mettere in difficoltà il governo «nemico». O perché 534 mila veneti si sono fidati, scaricando sul loro telefono un’applicazione rivelatasi totalmente inutile proprio nei giorni in cui in Italia torna prepotentemente l’emergenza. Sta di fatto che il caso sollevato dal Corriere del Veneto sulla mancata attivazione di «Immuni» in Veneto, col personale dei dipartimenti di prevenzione delle Usl costretto a negare ai pazienti l’inserimento nel database dei codici generati dall’app per il tracciamento dei contatti perché «la piattaforma non è pronta» e «le procedure non sono completate», ha scatenato un putiferio. Richieste di chiarimenti, interrogazioni in parlamento e in consiglio regionale, minacce di denunce in procura.
«Non è il momento di fare polemica, ma di lavorare bene in sinergia a tutti i livelli istituzionali – richiama il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà -. Il ministero della Salute, già all’avvio dell’operatività dell’app Immuni, ha inviato alle Regioni e alle Usl tutte le istruzioni operative e i materiali per attivare la formazione degli operatori e implementare le procedure necessarie al funzionamento di Immuni. In alcuni casi è stato riscontrato qualche ritardo nelle procedure di formazione e di attivazione dell’operatività ma, proprio due giorni fa, si è tenuta una riunione per fare il punto della situazione in modo che tutte le Usl siano allineate e operative». Quindi il ministro conclude: «Stiamo andando incontro a una fase di espansione dell’epidemia, bisogna lavorare ancora di più per colmare tutti i gap. La campagna per scaricare app Immuni sta funzionando e ormai milioni di italiani la utilizzano per difendersi dal virus. Dobbiamo continuare su questa strada».
Toni concilianti, ben diversi da quelli utilizzati da un’altra pentastellata, la deputata Francesca Businarolo: «534 mila veneti presi in giro. Zaia dia spiegazioni, anziché adottare il solito trucchetto di far vedere quanto è bravo a risolvere i problemi che lui stesso ha creato. Siamo di fronte ad un grave caso di incompetenza, se non di boicottaggio. La Regione sta candidamente ammettendo che per mesi i dati arrivati tramite Immuni, che avrebbero potuto evitare focolai, non sono stati trattati. È gravissimo».
Businarolo ricorda quando Zaia, a giugno, annunciava lo sviluppo di un’app «veneta» per il contact tracing e lo stesso fa l’ex consigliere regionale di LeU Piero Ruzzante, che avverte su Facebook: «Se sarà confermato che la app non funziona in Veneto una denuncia per mancata tutela sanitaria te la becchi di sicuro Zaia, vergogna!».
La Regione prova a chiarire l’accaduto con la direttrice del Dipartimento di prevenzione Francesca Russo ma il fuoco di fila è incessante, per tutto il giorno. Il Veneto che Vogliamo, movimento civico che fa capo allo sfidante di Zaia alle elezioni, Arturo Lorenzoni, attacca: «Chi governa la Regione non può cavarsela ancora una volta con i “non sapevo”, “non era nostro compito”: i responsabili di questo vero e proprio disastro vanno individuati e rimossi dall’incarico che ricoprono».
Il gruppo del Pd a Palazzo Ferro Fini stiletta: «Alla grave carenza strutturale di personale sanitario, aggiungiamo un altro fatto scandaloso» mentre il rieletto consigliere del Pd Andrea Zanoni annuncia un’interrogazione come primo atto della nuova legislatura: «Zaia e la Lega hanno fatto un’intera campagna elettorale dicendo che la nostra è una sanità di eccellenza, invece dimostriamo di non sapere svolgere correttamente nemmeno i compiti basilari, l’Abc». Interrogazioni, stavolta in parlamento, sono state presentate dalla senatrice Daniela Sbrollini di Italia Viva («Ma se le notizie sono confermate, bisognerebbe che ci interrogassimo noi. Quanto siamo ingenui noi veneti? Vediamo Zaia questa volta con chi se la prende…») e dai senatori del Pd Vincenzo D’Arienzo e Andrea Ferrazzi: «È il più grave errore di gestione sanitaria, Zaia chieda scusa e spieghi perché».
Critiche anche dal sindacato: «Molte persone che sono entrate in contatto con soggetti positivi non lo hanno saputo per l’inefficienza, per non dire lo scetticismo, di chi doveva provvedere a far funzionare il sistema di tracciamento – commenta il segretario della Cgil, Christian Ferrari -. Pensiamo a chi, facendo il suo dovere, ha chiamato per far inserire sulla piattaforma la sua positività a salvaguardia di tutti e si è sentito rispondere che il suo contributo non sarebbe servito a nulla. Davvero un pessimo messaggio».