Alessandro Barbera. «Con il documento di economia e finanza non ci saranno nuove tasse e tagli», dice Renzi. Vero, il testo anticipato ieri solo nei grandi numeri non è una legge, ma è ciò con cui il governo espone alle istituzioni europee i progetti per il resto dell’anno e il successivo.
I tagli, ad esempio: il «Def» e il documento che lo accompagnerà, il Piano nazionale delle riforme, prevede che nel 2016 ce ne siano per almeno dieci miliardi. È lo stesso Renzi a confermare la cifra, spiegando che se il governo farà di più i fondi verranno utilizzati per confermare – sempre nel 2016 – la riduzione delle tasse sul lavoro. Sempre il «Def» annuncia che molto presto il governo rimetterà mano al prelievo sulla casa. Non per aumentarlo (così promette), ma per renderlo più semplice dopo lo straordinario pasticcio di fine 2012, quando l’Imu cambio pelle tre volte in tre mesi.
La casa
La promessa è a pagina 18 della bozza del Programma nazionale di riforme: «Per semplificare il quadro dei tributi sugli immobili il governo ha annunciato l’introduzione nel corso del 2015 di una nuova local tax, che unifichi Imu e Tasi e semplifichi il numero delle imposte comunali, mediante un unico tributo/canone in sostituzione delle imposte e tasse minori». L’annuncio non c’è stato, ma nello staff di Renzi c’è stato invece dibattito sulla opportunità di prendere l’impegno ad approvare la riforma già quest’anno, ed essere pronta così ad entrare in vigore il primo gennaio 2016. Poiché nel frattempo è scoppiata la rivolta dei sindaci, i quali solo ora si accorgono dei tagli previsti dall’ultima legge di Stabilità, Renzi spera così di placare gli animi. Per i sindaci è un impegno importante: la nuova local tax assorbirà tutti i tributi comunali sugli immobili e, se approvata entro l’autunno, permetterà ai consigli di approvare bilanci di previsione credibili. Sarebbe la prima volta dopo anni di incertezze: il leader dell’Anci Piero Fassino ha calcolato 27 leggi in poco più di tre anni. Imu prima e seconda casa, Tasi, addizionale Irpef, tutte le piccole tasse, come il passo carrabile, saranno unificati attorno a un solo tributo. A dicembre, prima che il dossier fosse congelato, a Palazzo Chigi si erano fatte anche delle simulazioni: l’aliquota standard avrebbe dovuto valere il 2,5 per mille innalzabile fino al 5 per mille, e con una detrazione fissa di cento euro per i redditi bassi. «Quelle erano le prime ipotesi», spiega una fonte di governo. In ogni caso – questa è la novità – il governo ha deciso di procedere subito: già stamattina è prevista una riunione fra gli esperti di Tesoro e Palazzo Chigi con il sottosegretario Pierpaolo Baretta e l’ex assessore ferrarese al Bilancio Luigi Marattin.
I numeri
«L’impegno è in ogni caso di non aumentare il prelievo complessivo», dice il responsabile economia Pd Filippo Taddei. Per averne conferma basterà attendere le previsioni definitive del Def sulla pressione fiscale: verranno approvate in una riunione del consiglio dei ministri venerdì. Per ora sappiamo che quest’anno crescita e deficit saranno rispettivamente dello 0,7 e del 2,6 per cento. Per il 2016 sale la previsione di crescita (all’1,4 per cento), il deficit scenderebbe all’1,8 per cento. «Siamo stati prudenti», sottolinea Renzi. La clausola di salvaguardia, quella che il prossimo anno, in assenza di interventi, prevede un aumento delle tasse per 16 miliardi, sarà neutralizzata, oltre che con i tagli alla spesa, con la riduzione degli interessi per pagare il debito, da un aumento delle entrate e dalla nuova flessibilità che l’Europa sarebbe pronta a concederci: il governo la stima in sei miliardi.
La stampa – 8 aprile 2015