Non è proprio una lettura rilassante. Ma a scorrere le 111 pagine delle istruzioni al modello 730/2017 – rilasciato in versione definitiva dalle Entrate lunedì scorso – si può scoprire una serie di opportunità. A partire dalla lista degli sconti fiscali che si allunga ulteriormente: dall’agevolazione sui premi di risultato a quella per i lavoratori che si sono trasferiti in Italia; dalla detraibilità per le assicurazioni aventi per oggetto il rischio di morte finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave agli sconti pensati (ma non prorogati per quest’anno) per le giovani coppie che attraverso la dichiarazione dei redditi potranno ottenere una detrazione del 50% per le spese sostenute per arredare la casa.
Si possono contare almeno otto nuovi sconti a vario titolo. Ci sono , infattti, anche altri bonus che potranno essere inseriti nel 730, come quello relativo alle erogazioni liberali, donazioni e altri atti a titolo gratuito a favore di trust o fondi speciali che operano nel settore della beneficenza o come quello per chi dona fondi alle scuole. Debutta poi la detrazione del 19% sulle spese per canoni di leasing pagati nel 2016 per l’acquisto di unità immobiliari da destinare ad abitazione principale.
Insomma la ricaduta dichiarativa delle nuove norme di agevolazione entrate in vigore nell’anno d’imposta 2016 può consentire di limare notevolmente il conto dovuto al Fisco o più ragionevolmente di ottenere un rimborso in busta paga o nel cedolino, considerato che il 730 è il modello utilizzato dalla maggior parte dei lavoratori dipendenti e pensionati.
Le novità non si fermano solo alle agevolazioni sfruttabili ma anche a quelle che saranno già inserite nei circa 30 milioni di modelli precompilati dalle Entrate (tra il 730 e il modello Redditi persone fisiche, che da quest’anno sarà il nuovo nome di Unico). Già, perché si estende la platea dei soggetti che devono trasmettere informazioni al fisco. È il caso delle parafarmacie, che quindi metteranno a disposizione dell’amministrazione finanziaria attraverso il Sistema tessera sanitaria (Sts) i dati sui farmaci acquistati che danno diritto alla detrazione del 19% per le spese in medicinali. E ancora i nuovi obblighi di comunicazione sono stati estesi anche le spese veterinarie, quelle relative alle prestazioni psicologiche o all’acquisto di occhiali e lenti a contatto. Tra l’altro la scadenza è ravvicinatissima (31 gennaio) e sia le categorie interessate sia i professionisti che le assistono sono alle prese con una vera e propria corsa contro il tempo per recuperare, organizzare e trasmettere i dati telematicamente. Anche perché incombe il rischio sanzioni.
Un po’ più di tempo (la deadline è il 28 febbraio) avranno gli enti per il diritto allo studio e gli amministratori di condominio chiamati rispettivamente a comunicare i rimborsi di spese universitarie e gli esborsi sostenuti dai condomini per i lavori di ristrutturazione o risparmio energetico.
Facile prevedere che si arrivi a superare di gran lunga il numero dei circa 700 milioni di dati pervenuti nel 2016 dai cosiddetti enti esterni e poi confluiti nella precompilata. Un anno fa le dichiarazioni inviate direttamente dai contribuenti sono state circa 2 milioni, contro 1,4 milioni di dichiarazioni trasmesse nel 2015. Una crescita che si può spiegare in due modi: da un lato, con la maggior confidenza da parte dei contribuenti nel Fisco telematico; dall’altro, con la riduzione della necessità di apportare interventi sul modello predisposto dall’Agenzia. Una riduzione “figlia” del maggior numero di informazioni presenti, perché – anche se non sono mancate eccezioni tipo quella dei farmaci da banco – sono comunque arrivati nei database del Fisco 520 milioni di documenti (tra ticket e altri “attestati” relativi spese mediche) per un importo complessivo di spese pari a 14,5 miliardi di euro. Del resto, stando alle ultime statistiche fiscali disponibili, sono quasi 16,9 milioni i contribuenti che riportano la detrazione per spese mediche in dichiarazione dei redditi.
La sfida si gioca, però, non solo sulla quantità ma anche sulla qualità dei dati che saranno presenti. Più le informazioni sono corrette, più è verosimile che si riduca quella platea (nel 2016 pari a 14,8 milioni) costretta a rivolgersi a un Caf o a un professionista abilitato per compilare e poi inviare il proprio 730.
Il Sole 24 Ore – 22 gennaio 2017