Difesa del budget italiano e mantenimento del premio accoppiato. E poi un apparato burocratico più leggero. Queste le richieste emerse dall’incontro promosso da Assocarni e Pfizer Animal Health sul tema della riforma della politica agricola comunitaria
Le richieste che vengono dal mondo delle industrie non sono distanti da quelle che emergono dagli allevamenti. Il mondo della carne è preoccupato per le scelte che si stanno delineando a proposito di riforma della Pac. Preoccupazioni che hanno indotto Assocarni (l’associazione che riunisce le industrie della carne) e Pfizer Animal Health, multinazionale farmaceutica con forti interessi in campo zootecnico, a darsi appuntamento a Roma il 21 giugno per dibattere questo tema. Ne è uscito un incontro affollato al quale hanno fatto gli “onori di casa” il vicepresidente di Assocarni, Luigi Scordamaglia e il presidente della multinazionale farmaceutica Juan Ramon Alaix. Gremito il palco e l’uditorio da molte presenze (difficile qui ricordarli tutti) di quanti hanno responsabilità in fatto di scelte di politica agricola. Precise le richieste che si sono levate dall’incontro con al primo posto la necessità di difendere il budget agricolo italiano e di mantenere un premio accoppiato (fuori dall’articolo 68) per gli allevamenti di bovini. Questa la richiesta avanzata da Luigi Scordamaglia che ha poi ricordato la necessità al contempo di alleggerire e semplificare il pesante apparato burocratico che grava sulle aziende della filiera. Le proposte scaturite dall’incontro non si fermano qui. I risultati ottenuti nel controllo della Bse (vacca pazza) suggeriscono la necessità di rivedere taluni vincoli, come l’obbligo di distruzione dell’intero intestino bovino. Un obbligo che appesantisce i costi di macellazione e che potrebbe essere rimosso dopo che l’Oie (Organizzazione mondiale per la salute animale) ha sancito l’assenza di rischio.
Ambiente e allevamenti
Scordamaglia ha voluto anche replicare alle accuse di inquinamento che a volte vengono rivolte agli allevamenti intensivi. Recenti studi, infatti, hanno dimostrato che nelle aree dove è più diffuso l’allevamento intensivo le emissioni sono inferiori rispetto a quelle che si riscontrano laddove si pratica l’allevamento estensivo. In tema di ambiente è stata avanzata la richiesta di ridurre gli incentivi (definiti esagerati ed irrazionali) per l’utilizzo energetico di terra fertile (fotovoltaico) e mais (biogas) che vengono sottratti all’alimentazione. Un cenno è andato anche alle tecnologie innovative, per le quali, con un chiaro riferimento agli Ogm, si chiede di rivedere divieti che finirebbero per togliere al nostro Paese opportunità di progresso scientifico.
Le proposte
Le richieste perorate dal vicepresidente di Assocarni sono continuate con l’invito ad evitare che il costo di sovrastrutture burocratiche incaricate dei pagamenti degli aiuti finisca con l’essere superiore allo stesso valore degli aiuti distribuiti. C’è poi la necessità di coordinare l’attività di controllo dei diversi organismi valorizzandone le diverse specifiche professionalità, evitando inutili e confuse sovrapposizioni e confermando un modello di controllo ufficiale italiano che ha dimostrato di funzionare bene. Tutte richieste, ha sottolineato Scordamaglia, la cui attuazione potrebbe essere immediata e a costo zero, ma che che porterebbero alle aziende agroalimentari italiane benefici superiori a qualsiasi forma di sostegno o aiuto.
Divisi si perde
Benefici, aggiungiamo, che potrebbero riverberarsi anche sul mondo degli allevatori e sull’intera filiera che dunque dovrebbe portare avanti queste istanze in modo allargato. Disperdersi nella difesa di quelle che a torto sono considerate prerogative di una sola parte piuttosto che dell’intero sistema, può essere inefficace. Insomma la barca è la stessa e tanto vale remare tutti nella stessa direzione.
Angelo Gamberini – agro notizie – 23 giugno 2011