Bene l’avicola, male la cunicola, stazionaria la bovina, così così la suina. Il comparto carni in Italia e nel Veneto ha vissuto un 2010 altalenante per la produzione e i consumi. I dati dalle ultime ricerche di Veneto Agricoltura. Vediamoli.
BOVINE: nel 2010 il quantitativo di carni bovine immesse nel mercato nazionale ha segnato una leggera ripresa sul 2009 (+1,2%). Non sono aumentati i capi macellati ma è cresciuto il peso morto, in particolare della categoria vitelloni femminili. Fortemente negative le stime sui consumi dove i dati ISMEA evidenziano una contrazione del 3,5%. Particolarmente colpito il bovino adulto, categoria importante nel Veneto. Aumentano, inoltre, le difficoltà di collocazione del prodotto allevato in Italia rispetto, soprattutto, alla carne fresca e refrigerata importata dall’estero e acquistabile attraverso i canali della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Diminuiscono del -2,5% (622.000 capi) il numero di bovini importati in Veneto (per la maggior parte ristalli) nel 2010. Dalla sola Francia sono arrivati 404.000 capi (+3,3%), per lo più di razza Charolaise, Limousine e incroci, 89.000 (-15%) dalla Polonia, dall’Irlanda 31.000 (+29%) ed il resto da Austria, Germania e Romania. A peggiorare il reddito degli allevamenti ha contribuito, in particolare, l’aumento del costo di alimentazione da agosto 2010 in poi, lievitato mediamente negli ultimi 5 mesi di oltre il 15%.
SUINE: Aumenta la disponibilità di carne suina nel 2010 grazie, soprattutto, all’importazione di carne (+7,8%) e di animali vivi (+7%) da ingrasso e da macello, ma frenano i consumi. Diminuisce (-1%) la macellazione di suini destinati alla filiera DOP (cosce marchiate). In controtendenza il prosciutto Veneto Berico–Euganeo DOP che ha registrato un incremento nella richiesta di cosce omologate destinate alla stagionatura del 30% (oltre 80.000). Il prezzo medio annuo di vendita dei suini pesanti ha ricalcato l’andamento del 2009. Da anni il comparto versa in una situazione di stagnazione dovuta ai bassi prezzi degli animali da macello e all’aumento costante dei costi di produzione, in particolare quelli di alimentazione.
AVICOLA: Il comparto avicolo italiano, dominato dal Veneto (40% del totale nazionale), fa segnare la migliore produzione degli ultimi anni (+5%) con circa 1,2 milioni di tonnellate a peso morto. Aumentate le macellazioni dei polli (+5,4%) e dei tacchini (+3%). Meno debole, rispetto agli anni scorsi, l’andamento nazionale della domanda: aumento (+1,8%) per i polli e leggera flessione per i tacchini (-2,7%). La redditività delle aziende ha risentito negativamente dell’aumento dei costi del mangime, soprattutto nel secondo semestre dell’anno, con aumenti medi superiori al +25/30%. Da segnalare che il Veneto detiene una produzione di uova pari a circa due miliardi di pezzi, mantenutasi sugli stessi livelli del 2009 grazie alla tenuta della domanda interna.
CUNICOLA: negativo il 2010 in termini di redditività con una produzione nel 2010 in calo del 5% circa sul 2009. Diverse le motivazioni. Nel corso del 2010 il Piano Cunicolo Nazione per il rilancio del settore è stato approvato dalla conferenza Stato-Regioni ed è ora in attesa dei decreti attuativi. Inoltre sono rimasti attivi in Veneto solamente tre macelli specializzati, dei quali due di piccole dimensioni e uno grande gestito dall’AIA (Associazione Italiana Allevatori).
4 febbraio 2011