Ilaria Maria Sala. L’ultimo scandalo alimentare made in China è davvero fuori dal comune: una maxi retata ha smascherato una complessa rete di contrabbando che stava per immettere sul mercato 100 mila tonnellate di carne avariata: alcune parti erano in putrefazione altre congelate negli Anni 70.
Nella città di Changsha, nella provincia dello Hunan, le autorità cinesi hanno sequestrato carne di manzo che aveva circa quarant’anni: era rimasta in un congelatore per due generazioni, fin dai tempi di Mao Zedong. Per ingannare le autorità doganali la rete di contrabbandieri spediva le merci lungo un percorso assai contorto, che dalla Cina passava in India, Vietnam e Hong Kong, per poi rientrare con la carne ripulita da qualunque tipo di etichetta che potesse denunciarne la provenienza.
Il giro d’affari
La notizia ha suscitato choc e disgusto nel Paese. Dall’inizio dell’anno, i funzionari doganali di 14 province cinesi hanno arrestato 21 bande di contrabbandieri e all’inizio di questo mese hanno sequestrato più di 100.000 tonnellate di pollo, manzo e maiale congelati. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua «alcune delle carni risalgono agli Anni 70 e 80». I funzionari hanno trovato la carne nei mercati locali all’ingrosso e ne hanno stimato il valore in 3 miliardi di yuan, 483 milioni di dollari.
Un giro d’affari che si avvaleva delle facilitazioni «di transito» che godono i beni recanti la dicitura «ri-esportati» e della nota passione in Cina per quelle «fondute» di carne che prevedono che i commensali immergano in un brodo speziato in pieno bollore sottilissime fette di carne congelata. Un pasto conviviale, che non passa mai di moda, e che richiede grandi quantità di carne.
Insicurezza alimentare
Nonostante le ultime campagne di Pechino sulla sicurezza alimentare, gli scandali alimentari in Cina sono talmente frequenti da non fare quasi notizia, anche se i più gravi restano scolpiti nella memoria: ci sono state le uova sintetiche, il latte avvelenato con la melamina che ha portato alla morte di 6 bambini, la salsa di soia e il tofu prodotti con sostanze tossiche, i maiali ammalati da cui si ricavavano prodotti alimentari derivati, l’olio usato, filtrato e rivenduto ai ristoranti come fresco e la carne di volpe e ratto spacciata per montone.
Il nutrizionista Giorgio Calabrese: “Già dopo 6 mesi diventa un rischio per la salute”
Enrico Caporale. «Carne congelata per 40 anni? Una follia». A parlare è Giorgio Calabrese, medico e docente di Alimentazione e Nutrizione presso le università di Alessandria, Torino e Messina. «Quarant’anni – dice – è un numero che non esiste. La carne congelata può durare sei mesi, un anno se viene conservata con tecniche specifiche, come raggi gamma o sotto vuoto, poi diventa dannosa». Il problema, sostiene Calabrese, è soprattutto igienico. Al di là delle caratteristiche nutrizionali che vengono meno, infatti, dopo pochi mesi la carne – ma anche gli altri alimenti – sviluppa sostanze batteriche, virali e microbiche che possono provocare patologie gravi, se non addirittura mortali, come nel caso del botulino.
«Un ragù di carne e un brodo – spiega ancora il nutrizionista – possono durare tre mesi, un involtino due, la salsiccia anche quattro. In ogni caso la carne fresca non deve superare l’anno». La temperatura corretta di congelazione è compresa tra i -18° (per quella domestica) e -50° (per quella industriale). Ma è possibile capire quando è meglio far pulizia nel congelatore? «Certo – conclude Calabrese -. La carne avariata cambia colore, diventa stopposa e dura. Il gusto è senza gusto o addirittura cattivo. Il mio consiglio comunque è quello di non assaggiarla».
La Stampa – 26 giugno 2015