L’escalation di casi in cui la carne di cavallo è stata spacciata come manzo sta provocando un impatto sui consumi anche in Italia dove sono crollati di oltre il 30 per cento gli acquisti di primi piatti pronti, surgelati e ragu’.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare e le tracce di carne di cavallo che sono state trovate dai Nas in confezioni di pasta fresca a Roma, a Viterbo, nel bolognese e nel perugino che fanno salire ad oltre 200 i diversi tipi di confezioni di prodotti alimentari ritirati in 24 diversi Paesi dall’inizio dello scandalo. Sei italiani su dieci hanno paura a tavola, secondo un sondaggio della Coldiretti, con le indagini che hanno scoperto l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che favoriscono il verificarsi di frodi ed inganni, a danno delle imprese e dei consumatori. Una situazione che – sostiene la Coldiretti – non puo’ essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni a Star fino alla Findus. Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e dipanare ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono – continua la Coldiretti – interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Ma per evitare danni economici e occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali soprattutto se titolari di marchi prestigiosi dovrebbero anche valutare concretamente – afferma la Coldiretti – l’opportunità di evitare forniture di prodotti di dubbia qualità e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65 % degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 % da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 % da uno industriale.
Fonte Coldiretti (relazioni esterne) – 11 marzo 2013