Aperto il decimo salone del Gusto. Il ministro Martina: “L’Italia si candida a guidare il nuovo piano europeo che è indispensabile per uscire dal meccanismo delle quote latte”. Si è inaugurata da pochi minuti al Lingotto – già con lunghe file alle biglietterie – la decima edizione del Salone del Gusto che va in scena insieme con Terra Madre. A presentare la kermesse dedicata alla biodiversità e al cibo buono, pulito e giusto, il patron di Slow food Carlo Petrini, il ministro per le Politiche Agricole, il sindaco Piero Fassino e gli assessori al Turismo di Regione e Comune, Parigi e Braccialarghe.
Il ministro Martina – che poco prima aveva annunciato che «l’Italia si candida a guidare il nuovo piano europeo che è indispensabile per uscire dal meccanismo delle quote latte» – ha aggiunto che «è importante collegare il vostro forzo a quel grande appuntamento di Expo 2015. Non è solo un tratto economico, ma un modo per ridefinire le priorità del mostro Paese, l’esperienza agricola italiana ha molto da dire, dobbiamo guardare in faccia quattro grande sfide: la prima quella del reddito e del lavoro, la seconda sfida è quella organizzativa, guardiamo per esempio la piccola impresa agricola e a come questa può cambiare in meglio, la terza e la distintività, il patrimonio della biodiversità da tutelare un grane volano di futuro, infine la sfida generazionale, presenza più robusta dei giovani nell’esperienza agricola che è più bassa della media europea» .
Carlo Petrini prende la parola e bacchetta L’Expo di Milano: «Se l’expo se la canta e se la suona solo sull’Italia non va bene, o queste migliaia di persone arrivano da ogni angolo del pianeta qui per discutere del loro futuro, oppure sarà un’occasione. Io vorrei che l’Expo si costruisse una sua vera anima, o altrimenti avremo i capannoni a posto, ma non riusciremo a passare alla storia. Bisogna affrontare temi planetari come il mantenimento della biodiversità, il problema della fame. Se le comunità non vengono qui a discutere, sarà solo una bella fiera. Facciamo del l’Expo un momento di discussione, diamo anima a questo incontro». Poi, rivolgendosi al ministro Martina, ha fatto sei proposte a costo zero da portare a Renzi: «Prima proposta è una legge per difendere il suolo agricolo -spiega -: fermiamo la cementificazione. Oggi ci sono tanti disastri perché non ci sono più i contadini». Secondo elemento: «Aprire linee di credito, Slow money, per i giovani contadini. Non perderete un centesimo, ma non fate le classiche speculazioni». Terza questione, rafforzare le nuove tecnologie per fare il biologico. Quarta questione: la formazione universitaria: «Se pensate che un affinatore di formaggio sia meno importante o remunerato di un professore è sbagliato». Quinta: la macchina dello stato e Slow: «Mettiamoci un po’ di pepe e meno burocrazia». Patrini ha concluso con una frase di Pasolini: «Il giorno che l’Italia non avrà più contadini e artigiani sarà un Paese finito».
La Stampa – 24 ottobre 2014