La crisi climatica ha un effetto potente sulle oltre duecento malattie zoonotiche che minacciano la popolazione mondiale. Gli agenti patogeni riescono a passare dal mondo animale all’uomo con più facilità di prima, spesso avendo la meglio sugli umani piuttosto che sugli animali.
Di conseguenza una strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico, ineludibile per il prossimo governo, deve comprendere anche l’attenzione verso quanto succede agli animali, in particolar modo quelli selvatici, perché le loro malattie rappresentano ormai il 70% delle infezioni emergenti umane. Le zoonosi crescono perché cambia il pianeta, in particolare per quel che riguarda la sua temperatura.
A causa delle differenti condizioni climatiche, l’Europa da un anno sta affrontando la sua più grande epidemia di influenza aviaria. Così come quella suina, l’influenza dei volatili è una zoonosi causata da virus che hanno grandi capacità di mutare e di compiere il salto verso l’uomo. Il riscaldamento globale ha modificato le rotte migratorie degli uccelli selvatici – cigni, anatre e oche selvatiche – che sono i principali portatori del virus. Nelle loro migrazioni questi animali s’imbattono nel nostro continente in quelle temperature che prima potevano trovare solo in Africa, e si fermano prima, o più a lungo, nei territori europei, diffondendo il virus. A soffrirne sono gli animali dei nostri allevamenti, con milioni di volatili abbattuti quest’anno.
Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi della storia per il nostro Paese, e un risultato del grande caldo unito a precipitazioni di intensità inedite, è l’esplosione delle malattie da vettori, zoonosi emergenti che si diffondono grazie agli insetti e agli artropodi. Il caldo inusuale ha accelerato i cicli riproduttivi di queste specie, ampliando sia le stagioni che le aree geografiche in cui colpiscono. L’Italia ha avuto quest’estate il record europeo di West Nile Disease, un’encefalite che colpisce l’uomo e i cavalli, causata da un virus trasmesso dalle zanzare ma che necessita degli uccelli selvatici per poter compiere il suo ciclo. Altrettanto è in significativo aumento la malattia di Lyme trasmessa dalle zecche, che in piena espansione, stanno veicolando nel mondo anche nuovi agenti, come l’emergente virus Jingmen.
C’è dunque un incrocio pericoloso tra animali ed epidemie umane a causa del clima. Ci sono le possibilità di sorvegliarlo con successo, purché si adottino le misure necessarie, utilizzando nelle decisioni riguardanti il cambiamento climatico anche le competenze della sanità veterinaria, in un’ottica di salute unica, di uomo, animali e ambiente.