Ancora una volta in conferenza, ancora una volta per ribadire contrarietà alle disposizioni volute dal Governo in materia di riordino delle Province. Ma stavolta, al fianco di Adelmo Marino e di Vincenzo Caporale, storico il primo, ex direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale il secondo. Sostanzialmente, a Teramo Nostra non va giù l’accorpamento della locale Provincia a quella di L’Aquila.
Così come non andò giù a Melchiorre Delfico che, come testimonia un documento del 1828 ritrovato presso l’Archivio di Stato di Teramo sul quale si è dibattuto in conferenza, osteggiava già secoli fa una simile ipotesi. Una vicenda ripresa e commentata dal professor Marino, poi attento nel ribadire l’assenza di un reale risparmio da questa legge di riordino, prendendosela con personalità del livello di Vincenzo Cerulli Irelli, a suo dire reo di non aver adeguatamente difeso la sua città.
Anche Vincenzo Caporale ha lanciato mirate accuse di incapacità buttando nel calderone cognomi illustri della classe politica teramana (da Chiodi, a Gatti, a Di Dalmazio, a D’Ignazio, a Tancredi, fino ad arrivare a Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca) che “da trent’anni nulla ha fatto per difendere la comunità teramana”. Ricordato inoltre l’impoverimento del teramano (scomparsi il Consorzio Agrario, la Caserma degli alpini, l’Enel, la Telecom, la Banca d’Italia, il Monopolio di Stato, lo Scalo merci ferroviario e la sede legale del Parco Gran Sasso Monti della Laga) senza un concreto intervento per un duraturo rilancio (Università, Osservatorio di Collurania, Istituto musicale Braga e Istituto Zooprofilattico sono solo alcune delle potenzialità sulle quali si sarebbe potuto investire con decisione).
E così si sono succeduti gli interventi. Antonio Topitti, presidente provinciale Confesercenti, ha sottolineato il grave danno economico che il futuro delineato causerebbe per tutte le attività commerciali e produttive. Mirko De Berardinis, socio di Teramo Nostra, ha accusato diversi politici teramani di essersi comportati come il comandante Schettino: “Non appena hanno visto l’ipotesi di cancellazione della provincia di Teramo – ha commentato il giovane esponente dell’associazione – si sono già tuffati verso nuove sponde, chi verso Pescara e chi verso l’Aquila, abbandonando la comunità teramana e mille posti di lavoro al loro destino. Infatti il Decreto Legge prevede anche il dimezzamento degli uffici territoriali dello Stato sul territorio (Prefettura, Questura, Motorizzazione Civile, ecc.)”.
Teramo Nostra ha quindi annunciato che porterà avanti tutte le iniziative possibili per bloccare il decreto. Per questo chiederà al sindaco Brucchi di organizzare un incontro a Roma con il Ministro della Pubblica amministrazione Patroni Griffi insieme con i parlamentari teramani e il Senatore Pastore (promotore della proposta di provincia adriatica con capoluogo Pescara) nei giorni precedenti la discussione del decreto in parlamento. L’associazione ha infine criticato aspramente le contraddizioni emerse in seno alla maggioranza regionale tra il presidente della Giunta Chiodi e il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, propenso a contrastare la presentazione del ricorso alla Corte Costituzionale decisa in Regione lo scorso 23 ottobre, avallandoo altresì la proposta di annessione di alcuni territori teramani alla vicina Pescara.
8 novembre 2012 – Asca