Governo e Inps accelerano sul «reddito di cittadinanza». Ma se la prima fase parte oggi, con la corsa alla presentazione della domanda alle Poste e ai Caf, sulla seconda fase, quella che riguarda la gestione dei beneficiari del sussidio, si addensano le nubi. È scontro tra Regioni e governo sui «navigator», cioè le persone che dovrebbero essere assunte dall’Anpal col compito di trovare un lavoro ai beneficiari del reddito. E problemi ci sono anche con i comuni, che lanciano l’allarme sulla carenza di personale per gestire il grosso dei beneficiari del «reddito di cittadinanza» che, non essendo idonei al lavoro, dovranno appunto essere inseriti in programmi di inclusione sociale.
Per questa mattina sono attese lunghe file ancor prima che aprano gli sportelli per ricevere le domande. Poste e Caf rinnovano l’appello a non precipitarsi allo sportello tutti insieme. Molti uffici postali invitano a presentarsi a scaglioni, in ordine alfabetico: per la richiesta c’è tempo fino alla fine di marzo, se si vuole avere il sussidio a partire dal primo mese utile, cioè aprile. L’Inps intanto annuncia che anticiperà la risposta ai richiedenti.
L’istituto di previdenza, cui spetta il compito di verificare il possesso dei requisiti dichiarati nelle domande, dice che sarà in grado di indicare a Poste italiane gli importi da caricare sulle carte dei primi beneficiari del reddito già dal 15 aprile (una decina di giorni prima di quanto originariamente programmato).
La card che verrà ritirata presso gli uffici postali, secondo quanto previsto finora, dovrebbe consentire solo gli acquisti di alimentari negli esercizi convenzionati, le spese in farmacia con lo sconto del 5% e il pagamento delle bollette di gas e luce. In più il decretone prevede che si possa fare un prelievo in contanti (massimo 100 euro al mese) e un bonifico mensile per pagare il mutuo o l’affitto. Ma il testo prevede la possibilità per il ministero del Lavoro di individuare «ulteriori» categorie e si sta studiando di includere l’abbigliamento.
Aggiustamenti saranno necessari anche riguardo alla fase due, quella della gestione dei beneficiari. Il governo non ha ancora trovato un’intesa sui «navigator» con le Regioni, che non vogliono vedersi scaricare altri 6 mila precari dallo Stato. Il vicepremier Di Maio propone di scendere a 4.500 ma le Regioni minacciano ugualmente di ricorrere fino alla Corte costituzionale rivendicando le loro prerogative in materia di collocamento, come hanno ripetuto ieri in audizione alla Camera, dove un allarme è stato lanciato anche dai comuni. I servizi sociali rischiano il «collasso», avverte il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, chiedendo 5 mila assunzioni. La partita sarà giocata in Parlamento, dove il decretone deve essere convertito entro il 29 marzo.
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