Le clausole di salvaguardia sulla spesa che il governo s’è impegnato ad attivare per controllare l’esecuzione delle principali misure previste in manovra, in primis le pensioni di anzianità ma anche il reddito e le pensioni di cittadinanza, si potrebbero tradurre in complesse procedure di composizione di graduatorie dei beneficiari che Inps dovrà realizzare prima ancora di liquidare le nuove prestazioni. L’ipotesi cozza contro il nuovo diritto soggettivo alla pensione anticipata con nuovi requisiti minimi (62+38) ma sarebbe invece coerente con il limite di spesa previsto nell’articolo 21 del Ddl di Bilancio. Non solo. Il blocco totale su tutti i canali di uscita anticipata del meccanismo automatico di adeguamento alla speranza di vita, che quindi verrebbe preservato solo per i pensionamenti di “vecchiaia” (dall’anno prossimo e per tre anni a 67 anni), al quale stanno lavorando i tecnici del Governo nell’ambito del pacchetto su quota 100 (da collocare in un decreto legge da varare subito dopo l’approvazione della manovra o in emendamenti ad hoc allo stesso disegno di legge di bilancio) rischia di trasformarsi in un’ulteriore incognita sulla ricaduta finanziaria dell’intervento sulle pensioni soprattutto nel biennio 2020-2021, come ha lasciato intendere anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri.
Dura la reazione alle affermazioni rilasciate da Boeri al “Corriere della sera” dei due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. «Il presidente dell’Inps è ormai da mesi in campagna elettorale con il Pd e magari sfiderà Minniti alle primarie, non lo so», dice il leader del Carroccio. Che aggiunge: «in questa manovra economica ci sono i primi miliardi di euro per aiutare migliaia di italiani a uscire dalla gabbia che si chiama legge Fornero». Anche il capo politico dei Cinquestelle è netto: «Eviterei allarmismi inutili. Quota 100 si farà». Sulla polemica interviene anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon: Boeri «voleva applicare un ricalcolo generalizzato, con un taglio alle pensioni altissimo e quindi abbiamo scelto di fare un altro percorso». In ogni caso il Governo resta convinto che quota 100 servirà anche a favorire il ricambio generazionale: come ha calcolato il «Sole 24 Ore del lunedì» la corsa alle pensioni può liberare 620mila posti di lavoro.
Tornando al nodo delle clausole frena-spesa e delle graduatorie che Inps dovrà realizzare prima di pagare gli assegni, va anzitutto ricordato che i due fondi attivati per finanziare le misure, 9 miliardi annui per il reddito di cittadinanza, 6,7 nel 2019 e 7 dal 2020 per le pensioni, sono “a rubinetto”, ovvero rappresentano il tetto massimo di spesa disponibile. Se l’avviamento dei due canali avvenisse con velocità e con “tiraggi” diversi in termini di domande presentate, i due fondi potranno compensarsi a vicenda, mentre se la dote del primo anno non dovesse essere tutta utilizzata potrà traslare sul secondo.
In questo modo il monitoraggio stretto (probabilmente trimestrale) non impedirebbe una flessibilità di erogazione che è indispensabile in fase di prima implementazione di misure nuove e complesse. Tuttavia Inps, una volta certificati i requisiti di chi farà domanda di “quota 100” o del reddito di cittadinanza, dovrà a sua volta effettuare una verifica di budget per capire se le coperture tengono e le liquidazioni possono effettivamente partire.
Il meccanismo di monitoraggio potrebbe essere quello delle graduatorie, del resto già sperimentato per altre recenti misure di welfare sperimentali come l’Ape sociale, avviata un paio di anni fa e destinata a quanto sembra ad essere prorogata fino a fine 2019. Contattate sulla questione, le fonti tecniche che lavorano alle norme per il momento non hanno confermato questa ipotesi, spiegando che davanti alla domanda di un diritto soggettivo non si possono porre vincoli.
Ma ecco come la vede Stefano Patriarca, ex consigliere economico a palazzo Chigi e tra gli ideatori dell’Ape sociale: «La legge di bilancio parla di un monitoraggio trimestrale e limite di spesa ma non è chiaro come verrà effettuato il controllo della spesa per renderla invalicabile. Se fosse, ma non lo sappiamo ancora, un sistema di autorizzazione, “a rubinetto” che garantisce certezza di spesa massima, occorrerebbe costruire – aggiunge – un sistema trimestrale di verifica per ogni domanda del costo (anche negli anni successivi) e di accoglimento vincolato alla condizione che le risorse stanziate siano capienti sia nel 2019 che negli anni successivi. A fronte di più di 350mila domande che potrebbero affluire all’Inps già nei primi tre mesi per quota 100, e anche probabilmente la necessità di definire “graduatorie” per decidere chi ha la priorità di pensionarsi, si avrebbero tempi lunghi e una rilevante complicazione amministrativa».
IL SOLE 24 ORE
Davide Colombo
Marco Rogari
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