Chi lo vuol togliere. Chi ridurre a 50 e poi a 20 euro. Chi lo abbina ad un decoder. Chi sogna di distribuirne i proventi alle Regioni. Il canone Rai diventa uno dei bersagli preferiti dell’assalto alla diligenza della manovra, subissata da 4.962 emendamenti (un terzo a firma Pd), destinati a ridursi a 900 entro martedì per il voto in commissione Bilancio della Camera.
Oggi intanto arriva in Aula il provvedimento costola della manovra, il decreto fiscale, con la sospensione di Equitalia e la rottamazione delle cartelle, su cui il governo porrà la questione di fiducia. L’amministratore delegato di Equitalia annuncia la partenza del servizio Sms (“Se mi scordo”): il messaggino o la mail che ti avverte di pagare le tasse, da attivare allo sportello o sul sito.
La Rai, dunque. Forza Italia e Lega scatenati contro il canone. Non basta averlo portato da 113 a 100 euro quest’anno e 90 euro il prossimo. I deputati chiedono di più. Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta propone con l’emendamento 9.44 di destinare le maggiori risorse incassate quest’anno, grazie all’inclusione nella bolletta della luce, ad un poderoso sconto per il 2017: 50 euro. Il leghista Caparini lo supera: 50 euro nel 2018 e 20 euro nel 2019. E già che c’è suggerisce di criptare il segnale Rai (tranne per i programmi di pubblico interesse) e di far pagare il canone solo a quanti si dotano di decoder per riceverlo. Oltre a destinare il 90% degli incassi alle Regioni, in nome del federalismo fiscale. E se Fratelli d’Italia spinge per eliminare l’articolo (ma così il canone torna a 100 euro), la sinistra di Fassina e Fratoianni ma anche Area Popolare provano a dirottare più risorse a radio e tv locali (due terzi di 150 milioni, solo un terzo a giornali e siti).
Il canone non è il solo terreno di battaglia. La cedolare secca sugli affitti lampo, nonostante la smentita del premier, non è affatto tramontata. «Gli emendamenti sono ammissibili, vedremo come andrà», constata Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio. Tanto più che la misura è «contro il nero, non contro Airbnb». Rischia anche la flat tax per i Paperoni (100 mila euro fortettari per chi porta la residenza in Italia): Forza Italia propone il 15%, la Lega il 10%, ma anche il Pd con Laforgia il 20%.
Anche sul pacchetto famiglia le frizioni non mancano. Il ministro con delega alla famiglia Enrico Costa difende il buono nido e il bonus mamme: «Mettere un tetto con l’Isee non rientra nello spirito della norma: per tutti e per sempre. Gli emendamenti sono legittimi, ma il parere finale spetta al governo e potrà essere negativo ». Ap intanto vuole l’Iva ridotta su pannolini e biberon. Il Pd chiede l’accesso al fondo natalità anche per i genitori single. La Lega invece propone di limitare i bonus a cittadini italiani o europei e destinare 100 milioni ai genitori separati. Sinistra italiani di cancellarli e riservare i soldi agli asili. Alcune deputate del Pd fanno propria la proposta Boeri: 15 giorni di congedo per i papà.
Repubblica – 14 novembre 2016