(AGI) – Milano, 11 febbraio – Angiola Tremonti, scultrice, consigliere comunale a Cantu’ e sorella dell’attuale ministro dell’economia, si difende dopo la sua presunta richiesta al Comune comasco, per abbattere i cani randagi se non vengono adottati entro un certo limite di tempo. Un fatto che ha attirato l’attenzione dei giornali nei giorni scorsi, scatenando l’immediata reazione degli animalisti.
Alcuni attivisti avrebbero affisso cartelli sull’abitazione comasca della scultrice. E peggio ancora qualcuno ha inviato al consigliere ‘minacce di morte’. “La situazione e’ grave. Ricevo continue minacce, anche di morte, per cose che non ho mai detto e che non penso – ha raccontato Tremonti in una nota – . Ieri sono stata costretta, con grande dispiacere, a rivolgermi all’autorita’ giudiziaria per segnalare i numerosi messaggi e le dichiarazioni diffamatorie e minacciose che mi giungono a fronte dell’articolo pubblicato l’8 febbraio dal quotidiano la Provincia di Como in cui mi sono state messe in bocca frasi non raccolte dalla mia viva voce. Ne ho preso le distanze fin da subito ma non e’ bastato e sono oggetto di continui attacchi da giorni”. “Non ho mai usato le parole ammazzare, uccidere, sopprimere i cani randagi. – ha sottolineato – Non lo penso.
Amo gli animali e voglio il meglio per loro. Non e’ giusto che soffrano in nessun caso”. Come sono andate le cose e’ la stessa Angiola Tremonti a spiegarlo: “Tutto e’ partito dalla mia richiesta di documentazione sulla gestione economica del Canile consortile di Mariano Comense il 24 gennaio, di cui il Comune di Cantu’ e’ capofila. Non sono entrata nel merito ne’ della gestione del canile, ne’ del lavoro dei volontari. Porto grande rispetto e stima per chi si occupa di loro”. La nota della Tremonti si conclude con un invito al Governo a gestire il problema del randagismo nel migliore dei modi. Le soluzioni, pero’, le devono trovare i legislatori, io faccio altro”