Un avvocato offre tremila euro a chi darà indizi per risalire a chi ha preparato l’esca killer ingoiata dal suo Schnauzer. Il cane aveva ingerito un boccone a base di pesticidi durante una passeggiata in località Venezia Nuova Si è salvato per miracolo dopo tre giorni di agonia
Una «taglia» di tremila euro sulle persone senza scrupoli che spargono bocconi killer nelle campagne del paese. Con l’effetto di provocare, da qualche mese a questa parte, non solo un’autentica strage di cani e gatti che sta mettendo in allarme diversi proprietari e le associazioni animaliste. Ma anche di sterminare volpi, nutrie ed altri animali selvatici. A garantire una ricompensa a chi gli fornirà indizi utili a risalire agli avvelenatori, che con le loro micidiali esche assassine per poco non l’hanno privato del suo amato cane Hummer, è Federico Morgante, un avvocato quartacinquenne di Villa Bartolomea con studio a Legnago. Il quale, dopo la brutta esperienza capitata al suo Schnauzer gigante, sopravvissuto per miracolo dopo un’agonia di tre giorni al boccone ingoiato durante una passeggiata in località Venezia Nuova, è deciso ora ad andare sino in fondo per assicurare alla giustizia i responsabili di una pratica ignobile sempre più diffusa anche nella Bassa. «Auguro a questi criminali», sbotta il legale, «soltanto una parte dei dolori atroci patiti da Hummer, che è stato avvelenato da un impasto a base di carbammati, composti chimici usati in agricoltura come pesticidi. Fortunatamente il mio cane pesa 60 chili, è massiccio ed ha una tempra forte, altrimenti se fosse successo al meticcio che ho in casa non ci sarebbe stato nulla da fare». L’incidente, sfociato in un inedito «wanted» alla maniera dei film western per smascherare il «ricercato per avvelenamento», è accaduto nei giorni scorsi in aperta campagna, a poca distanza dall’abitazione dell’avvocato. «Un pomeriggio», racconta Morgante, «avevo portato a passeggio Hummer come faccio abitualmente. Ad un certo punto ho visto il cane mangiare qualcosa sul ciglio di un fossato, un luogo tra l’altro facilmente accessibile anche ai bambini del posto. Ho cercato di togliergli dalla bocca quello che aveva ingerito sospettando che potesse trattarsi di una sostanza tossica ma l’ha ingoiato con una tale voracità che non ne ho avuto il tempo». I timori del legale sono stati confermati 40 minuti più tardi quando Hummer ha cominciato a stare sempre più male ed era ormai agonizzante. «Il cane», riferisce Morgante, «è stato assalito da convulsioni, ha iniziato a vomitare e a perdere liquidi tanto da non riuscire a reggersi in piedi come se la muscolatura avesse ceduto. Immediatamente, sono corso dal mio veterinario di fiducia che ha prestato al cane i primi soccorsi diagnosticando un avvelenamento da carbammati. Dopodichè, vedendo che la situazione precipitava, mi sono rivolto alla clinica veterinaria Beverari di Verona dove Hummer è stato sottoposto a lavanda gastrica ed è rimasto tre giorni prima che potessi riportarlo a casa». Ora che l’animale è definitivamente fuori pericolo ed in attesa che l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie analizzi il boccone killer, il suo padrone è disposto ad offrire una ricompensa per dare un volto e un nome agli «sterminatori» di decine di cani e gatti trovati morti negli ultimi tempi a Villa Bartolomea. E cova già alcuni sospetti. «Ritengo», confida l’avvocato in procinto di presentare denuncia contri ignoti alla Procura della Repubblica, «che possa trattarsi di cacciatori anche perchè la zona dove sono state sparse queste esche velenose, peraltro di grosse dimensioni, è una riserva di caccia popolata da volpi ed altri animali selvatici invisi alla categoria». In attesa che qualche testimone si faccia avanti, in paese non si arresta la carneficina a base di cocktail assassini costati quasi la vita ad Hummer. L’ultimo a farne le spese è stato ieri un gattino, avvelenato sempre da un boccone killer, in via Brombin. «Non riusciamo a capacitarci», sottolinea Mariella Zamperlin, presidente della Lega nazionale per la difesa del cane di Legnago, «di tanta violenza e tanto odio nei confronti di cani e gatti, che tra l’altro non vivono in colonie e non arrecano alcun disturbo se non ad individui crudeli e dissennati». «Dallo scorso autunno», prosegue l’animalista, «riceviamo continue denunce di avvelenamenti non solo da parte di residenti del capoluogo, Carpi e Spinimbecco, dove sempre più gatti vengono eliminati con esche velenose. Ma anche da proprietari di animali di Menà e Castagnaro dove diversi mici sono stati trovati morti in gabbie-trappola».
L’arena 7 marzo 2012