Si riduce a velocità drammatica: da 900 mila capi a meno di 25 mila in pochi anni. Scambio di accuse per le responsabilità. Colpa della caccia tradizionale o delle prospezioni minerarie?
Babbo Natale senza renne. La notizia è di sapore natalizio, ma tutt’altro che lieta: stanno scomparendo le renne canadesi, note con il nome di caribù. Secondo dati ufficiali del ministro delle Risorse naturali e della fauna la popolazione del George River, in Quebec, già stimata come la più grande del mondo, era ridotta, a luglio scorso, quando è stato condotto lo studio, a 27.600 esemplari con una stima per eccesso del 10%. In veloce e ulteriore calo: le stime dei biologi prevedevano che per ottobre i capi sarebbero scesi sotto quota 25 mila. E se vi paiono tanti considerate che fino a non molti anni fa il branco contava 800.000/900.000 esemplari, che solo a ottobre 2010 erano ancora 74 mila. Non è una brutta notizia solo per Babbo Natale. Survival international rappresenta i timori degli indigeni Innu, che vivono nell’area e dipendono dalle renne per la loro sopravvivenza.
Già messi a dura prova negli negli Anni 50 e 60 dalla sedentarizzare e dalla conversione forzata al cattolicesimo, gli innu, non molto diversamente dai pellerossa negli Usa, vivono in poveri villaggi afflitti dalla piaga dell’alcolismo con tassi di violenza e di suicidio da record.
In queste condizioni mantenere lo stile di vita tradizionale è una lotta spesso impari contro il governo che distribuisce la loro terra a terzi sottoforma di concessioni minerarie, inonda il cuore del loro territorio per realizzare enormi complessi idroelettrici e costruisce strade che distruggono ciò che resta dell’habitat naturale.
Come ha raccontato un anziano del popolo innu, George Rich, agli inviati di Survival International denunciando lì’impatto devastante delle attività di prospezione mineraria: “La Quest Minerals ha recentemente annunciato di voler costruire una strada attraverso il cuore delle zone di riproduzione del branco, e dai siti di esplorazione è un va e vieni continuo di elicotteri e aerei.”
I progetti industriali promossi dal Canada sulla terra degli Innu hanno distrutto ampi tratti dei terreni da pascolo delle renne, interrompendo i percorsi migratori.
C’è, naturalmente, un’altra versione dei fatti che punta il dito contro le pratiche di caccia degli indigeni stessi. Che obiettano di aver convissuto con i caribù per migliaia di anni senza causare loro danni, amministrando le uccisioni in modo oculato e dando ai branchi il tempo e il modo di riprodursi in pace.
Cosa che continuerebbero volentieri a fare, se potessero riavere il pieno controllo del territorio.
Sono allo studio delle misure, dice il governo canadese. Le renne continuano a sparire. Gli innu seguiranno.
Corriere.it – 4 dicembre 2012