Non bisogna essere professori o tecnici per capire che la riforma del lavoro, così come delineata dal ministro Fornero, non creerà posti di lavoro.
Perché il tema non è l’articolo 18. Occorre invece mettere subito in campo misure per la crescita. Bisogna ridurre il prelievo fiscale su lavoratori e pensionati. Se la riforma del lavoro è per i lavoratori, allora deve contemplare il reintegro per i licenziamenti ritenuti illegittimi. Lo ha ribadito il segretario generale della Cigl, Susanna Camusso intervenendo al Terzo congresso confederale dell’Ugl.
Camusso ha ammesso: saremmo felici se tutte le sigle sindacali partecipassero alle iniziative di mobilitazione. Il segretario Cgil ha poi invitato il Governo a essere «coerente con quello che dice: se dice che questa non è una riforma contro i lavoratori riconosca che a ogni licenziamento illegittimo ci deve essere il reintegro». A giudizio della Camusso, inoltre, «il Governo ha voluto chiudere il confronto ed è stato lui a concentrare tutta l’attenzione sull’art.18».
Marcegaglia: meglio non fare una riforma che irrigidisce il mercato
Da Cernobbio, dove partecipa al forum Ambrosetti, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ricorda che se si cambia sull’articolo 18 allora si deve cambiare tutto, o al limite – se il risultato è poi quello di rendere il sistema più rigido – è meglio che la riforma non si faccia. Il presidente di confindustria sottolinea è convinta che «sia sbagliato tenere il paese in tensione su questa riforma» del lavoro». Marcegaglia ribedisce che va ridotta la pressione fiscale «sui lavoratori e sulle imprese che sono in regola con quello che devono fare», perché «la pressione fiscale su chi paga le tasse è già al 60%, uno dei dati più alti in Europa, e così diventa difficile crescere».
Bersani: sì a corsia veloce ma si discuta
Da Taormina, dove partecipa al convegno di Confagricoltura, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiede che sulla riforma del lavoro si abbassino i toni. La recessione è evidente, spiega, occorre soprattutto dare un po’ di lavoro e alleviare il carico sociale enorme. «Aspettiamo che le norme arrivino in Parlamento per discuterle», chiarisce, dando il via libera a una corsia veloce alla riforma «come fosse un decreto», a patto però «che ci sia la possibilità di discutere». Bersani ha poi ricordato che la proposta del suo partito è «di cambiamento dell’art.18 in un direzione che va verso le migliori esperienze europee, tedesca o danese. Nella riforma ci sono cose che abbiamo chiesto noi, cose buone, ma in alcuni punti va corretta».
Casini: sull’articolo 18 il Governa rischia di insabbiarsi
Sulla questione interviene anche il leader dell’Udc, sempre da Taormina: bisogna trovare un’intesa perché, avverte Pier Ferdinando Casini, «i mercati non stanno a guardare le nostre incertezze e ambiguità. Non possiamo consentire un negoziato sul lavoro che duri fino alle amministrative. Con la mediazione del presidente del Consiglio Monti si troverà un’intesa. Bisogna avere serenità e pazienza». Per il leader centrista «non è la riforma dell’art. 18 che rischia di insabbiarsi ma il Governo». Per questo, sostiene il Casini «bisogna aggredire la questione come è stato fatto per altri temi che sono stati sul tappeto. Non si può tenere lì una bomba atomica sociale fino alle amministrative».
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