Polemica con landini La leader Cgil: dire che 80 euro il sindacato al tavolo della contrattazione non li ha mai ottenuti vuol dire farsi del male. Si inasprisce lo scontro tra governo e sindacati, divisi da questioni di merito (il decreto lavoro, i nuovi tagli ai distacchi sindacali nel pubblico impiego, l’abolizione della Covip) e di metodo (la fine della concertazione).
A innescare la miccia è stato l’intervento di Susanna Camusso, ieri in apertura del XVII congresso della Cgil a Rimini, con un duro attacco all’Esecutivo: «Contrastiamo l’idea di autosufficienza del governo, che taglia non solo l’interlocuzione con le forme di rappresentanza, ma ne nega il ruolo di partecipazione che dà sostanza alla democrazia». Per Camussoquesta logica di «autosufficienza della politica» sta determinando una «torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione».
La replica del governo non si è fatta attendere. Assente a Rimini, Matteo Renzi – primo premier di centrosinistra ad aver disertato un congresso nazionale della Cgil – ieri in serata ha ricordato al sindacato che «la musica è cambiata». Ed ha rispedito le accuse al mittente: «Stiamo cercando di cambiare l’Italia – ha detto il premier–. Io non rispondo agli insulti, alle polemiche. I sindacati vogliono dare una mano? Lo facciano. Ma non possono pensare di decidere o bloccare tutto. Se vogliono cambiare le cose insieme a noi, ci siamo». Renzi è tornato su un tema già oggetto di polemiche: «Nel momento in cui i politici si riducono i posti, anche i sindacati devono fare la loro parte. Partendo dalla riduzione del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego e dall’obbligo di mettere on line ogni centesimo speso». E in serata a «Ballarò» sulla riforma Pa ha ribadito: «Noi andiamo avanti anche senza i sindacati».
Da Rimini in rappresentanza dell’Esecutivo il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in mattinata aveva gettato acqua sul fuoco: «Dalla relazione articolata di Susanna Camusso sono emersi stimoli importanti e utili, accanto a elementi di diffidenza e pregiudizio che forse scontano una difficoltà nel confronto, ma si possono superare». Mentre da Parigi, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (oggi parteciperà al congresso) nel ricordare che «la concertazione è finita da tempo», ha aggiunto: «È normale confrontarsi con tutti, ma credo sia normale anche che il governo si assuma le proprie responsabilità nelle decisioni».
Matorniamo alla relazione di Camusso, «preoccupata» anche per la nuova legge elettorale, così come per la riforma costituzionale, che mettono a rischio l’equilibrio dei poteri e la partecipazione. Nella polemica con il governo Renzi, il segretario generale della Cgil non risparmia una stoccata al leader Fiom, Maurizio Landini, perché «continuare a dire che 80 euro dati dal governo sono più di quanto riusciamo a dare con un aumento contrattuale significa farci del male». Camusso intende sfidare il governo rilanciando l’iniziativa sindacale su quattro versanti, a partire dalle pensioni per «reintrodurre libertà di scelta», dare una «prospettiva dignitosa ai giovani», abolire il fondo di gestione separata «ghetto dei precari», rispondere in modo strutturale agli esodati. Su questo tema, Camusso lancia un allarme «abolendo la Covip, dando alle assicurazioni il controllo del sistema si compiranno due drammatici danni: l’incertezza del risparmio previdenziale, la sottrazione di investimenti per il Paese». Secondo versante, gli ammortizzatori sociali, con un’indennità di disoccupazione universale che «sia effettivamente fruibile ai lavoratori standard e non». Terzo, il contrasto al “lavoro povero” con l’annuncio di una proposta di legge sugli appalti, il vincolo della responsabilità solidale e l’applicazione dei contratti. Quarto il fisco, che per la Cgil poggia sul combinato disposto della patrimomiale e della lotta all’evasione, con il ripristino del reato di falso in bilancio e la riduzione della soglia di tracciabilità del contante a 300 euro.
La Cgil conferma il giudizio negativo sul Dl lavoro che «va in direzione dell’ulteriore precarizzazione», quanto al Ddl delega, sì al contratto unico a tutele crescenti, che sia affiancato da tre forme, il contratto a termine causale, la somministrazione e l’apprendistato. Infine il fronte interno alla Cgil: la consultazione sul testo unico sulla rappresentanza si è chiusa con un’ampia maggioranza di sì tra gli iscritti, le nuove regole vanno applicate, ed estese. Nessuno spazio per ripensamenti, come chiedeva la minoranza.
Su questi temi Camusso incassa il sostegno del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che chiama in causa Renzi: «Fa diventare la fretta programma politico – ha detto –. Io sono di campagna e dalle mie parti si dice “chi va piano va sano e va lontano”. La fretta fa fuori la verifica, la collaborazione, fa fuori la democrazia. Per noi serve la concertazione». Anche il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, avverte Renzi: «Senza i sindacati in Italia le riforme è veramente difficile farle. Forse pensa ancora di fare il sindaco di Firenze e considera i sindacati come dei dipendenti». «Cerchiamo di essere ottimisti – ha concluso il leader della Uil -. Come disse il direttore del New York Times a Reagan: noi c’eravamo prima che tu arrivassi e ci saremo dopo che saremo andati via». Mentre rivolgendosi a Camusso, l’ex premier Massimo D’Alema sostiene che «sarebbe stato meglio qualche apprezzamento in più per il governo». Per il Pd, Stefano Fassina l’assenza di Renzi «è un peccato». Nonostante le critiche, per il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, «i punti di convergenza sono maggiori delle divergenze».
Il Sole 24 Ore – 7 maggio 2014