Gli allevatori della provincia di Caserta ed in particolare dell’area cluster di infezione per tubercolosi e brucellosi bovina e bufalina tornano a chiedere con urgenza al Governo il commissariamento di Regione Campania per la gestione definita fallimentare del “Programma Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive delle Specie Bovina e Bufalina”, approvato con la delibera di Giunta regionale numero 104 dell’8 marzo 2022 e recentemente riconosciuto valido dalla sentenza del Tar Campania – Napoli numero 2460 emessa il 17 novembre 2023, che ha respinto il ricorso promosso dall’Unione Provinciale degli Agricoltori di Caserta e da alcuni allevatori, avverso il Piano di eradicazione adottato dalla Regione Campania e in corso di attuazione sotto il coordinamento del commissario regionale. E gli allevatori ribadiscono anche la volontà di ricorrere in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. Intanto la brucellosi bufalina torna a correre, con l’incidenza che a Caserta è aumentata fino al 6,39%.
È quanto emerso il 24 novembre scorso a Napoli nella sala multimediale del Consiglio Regionale della Campania, durante una conferenza stampa tenuta da Gianni Fabbris, leader nazionale di AltrAgricoltura e portavoce del movimento degli allevatori bufalini del casertano e da Adriano Noviello, allevatore bufalino e presidente dell’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea, presente la consigliera regionale Maria Muscarà (Gruppo Misto).
Fabbris ha annunciato la fine dello sciopero della fame contro i programmi di eradicazione in Campania ed in Sicilia per chiedere al Governo un commissario nazionale per le zoonosi in tutto il Mezzogiorno d’Italia. Il gesto estremo di protesta è stato portato avanti tra il 18 ottobre ed il 24 novembre dagli allevatori campani Pasquale D’Agostino e Adriano Noviello e dall’allevatore messinese Sebastiano Lombardo, accompagnati a turno da altri allevatori campani e siciliani, i quali hanno inviato una lettera indirizzata al ministro della Salute Orazio Schillaci e alla premier Giorgia Meloni, per chiedere di trovare una soluzione per mettere fine ai periodici picchi epidemici delle zoonosi nelle due regioni: “Una storia che va avanti da oltre 40 anni” ha sottolineato Fabbris, che ha aggiunto: “Non c’è più nessuna ragione per tentennare, la nomina del commissario è un atto semplice, anche se gravido di responsabilità, perché vanno affrontati 40 anni di fallimenti nella gestione e la mancata eradicazione delle zoonosi“.
Brucellosi, l’epidemia torna a correre
Durante la conferenza stampa il presidente dell’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea Noviello ha spiegato: “La situazione del 2023 non è diversa dal 2022, la prevalenza della brucellosi bufalina a Caserta passa dal 13% a fine 2022 al 10,30% del 23 novembre 2023, ma continuiamo a perdere 20 aziende all’anno“. Senza contare che l’obiettivo intermedio del piano, al 31 dicembre di quest’anno, era di arrivare ad una prevalenza della brucellosi a Caserta del solo 1,62%. Ma la diminuzione al 10,30% è anche il dato che consente alle autorità sanitarie della Campania di affermare che c’è comunque un miglioramento, considerato anche che a fine 2021, prima dell’avvio del nuovo Programma di eradicazione, la prevalenza era al 17,61%.
“Abbiamo il problema delle aziende nelle quali – ha aggiunto Noviello – si ripresenta l’infezione brucellare dopo che gli esami sierologici sono risultati negativi. Ho fatto presente alla magistratura che abbiamo diverse incidenze sul territorio, ma oggi abbiamo lo stesso numero di focolai senza stamping out rispetto a quando c’era lo stamping out con oltre il 20% di capi positivi in azienda. Perché prima delle nostre proteste si procedeva a stamping out sulla base di questo parametro? Chi ci ha guadagnato?”.
“Non vogliamo criminalizzare nessuno, sia chiaro – ha chiarito Fabbris – ma qualche domanda bisogna porsela: non è che forse siamo di fronte ad una organizzazione del lavoro durante i prelievi ovvero ad analisi di laboratorio che danno vita tanto a falsi positivi, quanto a falsi negativi, o comunque a condizioni ambientali particolari che condizionano pesantemente e negativamente la conduzione del Programma di eradicazione?”.
Interrogativi oltre i quali campeggiano dati suscettibili di interpretazioni diverse. Ed ecco spiegato perché. In alcune slide mostrate dagli allevatori, che ritraggono schermate tratte dal Sistema Informativo Veterinario del Ministero della Salute, si legge che nel 2022, con 53 allevamenti con focolai confermati nell’anno, l’incidenza della malattia – che misura la velocità di propagazione dell’epidemia – era al 7,57%, mentre il 23 novembre 2023, con 44 allevamenti con focolai confermati nell’anno, si collocava al 6,39%. Qui si coglie il dato della velocità in seppur lieve decelerazione tra 2022 e 2023.
Ma ad agosto 2023 l’incidenza era segnalata in calo e al 5% dal commissario regionale al piano su dati dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno, mentre la prevalenza era ancora al 12% (dati già pubblicati in questo articolo): il che significa che la brucellosi a novembre ha ripreso a correre con un’incidenza maggiore che in agosto, mentre si percepiscono i risultati della decelerazione dell’estate sulla prevalenza di novembre al 10,30%.
“Questo andamento altalenante delle curve epidemiche non si riscontra nei dati di regioni come il Piemonte, che hanno debellato la brucellosi, e dove incidenza e prevalenza sono diminuite costantemente fino all’eradicazione” ha sostenuto Fabbris.
Le richieste degli allevatori
Non solo questi numeri per il movimento degli allevatori casertani certificano il fallimento del Piano, rivendicano infatti una maggiore trasparenza delle autorità sanitarie: “Noi chiediamo che i numeri dell’epidemia in Campania e al Sud vengano diffusi in maniera completa e non strumentale e che siano tutti certificati – ha affermato Fabbris – come prevederebbero gli strumenti normativi che sono disattesi, in particolare il Regolamento Ue 625/2017 che detta norme precise sul come si eseguono e come si verificano i controlli”. E, in particolare tale certificazione da parte di un ente terzo è la prima richiesta che il movimento presenterà al commissario nazionale quando sarà nominato.
Ma la principale richiesta degli allevatori casertani resta una e fondamentale: “Vogliamo il coinvolgimento pieno degli allevatori nella elaborazione ed applicazione del Piano di eradicazione che sarà adottato dal commissario di Governo – ha detto Fabbris – perché nessun piano può più essere imposto, non si possono più criminalizzare gli allevatori”.
Gli allevatori invocano il commissariamento da tempo, anche con una petizione online, con la quale si chiede al Governo di rispondere agli impegni contenuti nell’ordine del giorno votato all’unanimità dal Senato, per dare seguito alle determinazioni del 22 maggio 2023 quando il movimento ha partecipato ad un incontro con Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, e nel quale si era registrato l’impegno del Governo per il commissariamento delle regioni del Sud sulla gestione ed eradicazione zoonosi.
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