Il Corriere della Sera. Ma ci sono soltanto problemi tecnici o anche altro dietro i ritardi nella consegna dei vaccini? Per capire bisogna partire da Puurs, in Belgio, 16 mila abitanti, stesso sindaco da 24 anni. Prima dell’era Covid questa cittadina era conosciuta solo per la fabbrica della birra Duvel, che in fiammingo vuol dire diavolo. Adesso per l’impianto della Pfizer, la multinazionale Usa che insieme alla tedesca BioNTech produce uno dei due vaccini autorizzati nell’Ue. È da quei capannoni che il 24 dicembre sono partiti i primi tir che trasportavano i vaccini destinati ai Paesi europei, Italia compresa. Ed è sempre da lì che arrivano le fiale in questi giorni, con il taglio del 29% questa settimana che la prossima scenderà al 20%, come sottolineato dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri.
Un cambio di programma che ha portato allo stop in diverse regioni per la prima dose in modo da garantire i richiami. In questi giorni lo stabilimento di Puurs viaggia a scartamento ridotto. E questo perché — come Pfizer ha spiegato più volte — sono in corso dei lavori per potenziare le linee e garantire così l’aumento delle produzione promesso per tutto il 2021, da 1,3 a 2 miliardi di dosi. Andare un po’ più piano adesso per andare più veloce nei prossimi mesi. La spiegazione dell’azienda resta questa. Con la possibilità che lo stesso vaccino venga prodotto a breve anche in altri due impianti, quello di Marburg in Germania che dovrebbe essere pronto tra un mese. E quello di Halle, sempre in Germania, che subito dopo dovrebbe essere messo a disposizione da un’altra azienda Usa, la Baxter.
La spiegazione dell’azienda, però, non convince tutti. Fonti del governo italiano hanno sollevato il sospetto che dietro i tagli ci sia il fatto che parte delle dosi vengano dirottate verso Paesi extra-europei, disposti a pagare di più. Una tesi smentita dall’azienda. E che non sembra avere peso nel ricorso allo studio del governo italiano, ora all’esame dell’Avvocatura dello Stato. Il fatto che le penali del contratto riservato con l’Unione europa siano legate ad eventuali mancanze nelle forniture trimestrali e non settimanali sembra suggerire una linea diversa. E cioè che i cambi di programma improvvisi nelle consegne abbiano messo a rischio la campagna vaccinale nel nostro Paese. Arcuri sottolinea che il ritmo delle somministrazioni è sceso da 80 mila a 28 mila al giorno e che questo ha fatto slittare la vaccinazione degli over 80.
Dopo il Lazio, anche la Toscana ha annunciato lo stop alle prime dosi per garantire i richiami. E forse dietro l’enfasi di questi annunci non c’è solo il segno di un problema reale ma anche un pezzo della linea da tenere in caso di ricorso. Il commissario Arcuri ha annunciato che la prossima settimana arriveranno i primi 2.679 medici ed infermieri (su un bando da 15 mila) per potenziare la campagna. E che nelle carceri si partirà una volta terminata l’operazione con gli over 80.