Michele Bocci, Repubblica. Il giorno della Befana le Regioni annunciano di voler coinvolgere anche i medici di famiglia nella grande campagna di vaccinazione contro il Covid, iniziata da una settimana. Ieri il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiesto anche aiuto. Lo ha fatto pensando alla sua Emilia- Romagna ma probabilmente anche alle realtà locali a guida leghista che, Lombardia in testa, stanno già chiudendo accordi locali con i medici di famiglia. Anche Veneto e Piemonte, ad esempio, si stanno muovendo e la stessa cosa fa l’Umbria. Cambiando versante politico, intenderebbe scegliere la stessa strada anche il Lazio.
Le Regioni prendono posizione ma già nel piano strategico per la vaccinazione anti Covid del ministero alla Salute era stato scritto che quando aumenteranno i vaccini disponibili «potranno essere realizzate campagne su larga scala presso centri vaccinali e, in fase avanzata, accanto all’utilizzo delle unità mobili, il modello organizzativo vedrà via via una maggiore articolazione sul territorio, seguendo sempre più la filiera tradizionale, incluso il coinvolgimento degli ambulatori vaccinali territoriali, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, della sanità militare, e dei medici competenti delle aziende».
Per partire, Silvestro Scotti, segretario del principale sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg, spiega che è necessario «vaccinarci subito tutti, altrimenti non è possibile coinvolgerci. E in certe Regioni non siamo tra le categorie prioritarie». Scotti ha da ridire sui tempi del coinvolgimento della sua categoria, visto che si parla da mesi della campagna. «Perché si decidono solo oggi? Probabilmente perché tra i consulenti scientifici dei politici nessuno capisce le dinamiche territoriali. Siamo nel piano ma non si spiega come saremo coinvolti e soprattutto quando. Per questo probabilmente le Regioni si muovono adesso». Scotti fa notare che mancano anche le risorse, visto che nella Finanziaria sono stati messi 600 milioni di euro per il personale ospedaliero e assunto a tempo indeterminato ma non per loro. I medici di famiglia prendono 6,5 euro per fare un vaccino. «Noi siamo 50mila e potremmo sostenere la campagna, ma il commissario Arcuri vuole assumere 15mila neolaureati», dice.
«I vaccini non si potranno fare in tutti gli studi, in particolare se sono dentro condomini — dice Roberto Rossi, presidente dell’Ordine di Milano — Siamo però disponibili a partecipare in spazi messi a disposizione dalla Regione». La Lombardia ha quasi chiuso l’accordo e pure il leader della Lega, Matteo Salvini ha deciso di schierarsi. Ha lanciato un appello per il coinvolgimento dei medici di base. È arrivato subito dopo la Conferenza delle Regioni e settimane dopo il piano del ministero.