La Provincia fornisce il quadro completo di un settore per il turismo difficile da controllare e che in alcuni casi si appropria di un ruolo che non gli spetta. Dietro la dicitura si nascondono ristoranti o alberghi che nulla hanno a che fare con l’ospitalità rurale e con le sue linee di legge
Facile dire agriturismo: viene subito in mente il casolare, gli animali, una stile di vita agreste e la possibilità di andarsi a raccogliere direttamente un frutto dall’albero. Questa è l’immagine buona dell’agriturismo. Ma non è sempre così.
Anzi, è sempre più dificcile che sia questa la realtà. Almeno in Veneto. E la provincia di Verona non fa eccezione perché la legge che regola le attività agrituristiche non solo è superata – risale ormai al 2006 – ma è talmente larga di manica che a violarla non ci si rimette, se non in casi rarissimi. Ad esempio, se la Polizia provinciale trova irregolarità in un’azienda, la sanzione massima applicabile è di 170 euro. Cifra affrontabilissima per un’impresa. Si racconta – ma il fatto è verissimo – di un agriturismo veronese che faceva ristorazione per i suoi clienti comperando regolarmente tutto al supermercato. Gli uffici di palazzo Scaligeri avviarono la pratica di sospensione dell’autorizzazione, ma il gestore era così «forte» economicamente che mise in campo tre legali che trovarono il cavillo che salvò capra e cavoli. Anche se di questi, in quell’agriturismo, non c’era ombra.
La situazione degli agriturismi nel veronese è florida; essi aumentano ad un ritmo medio del 5 per cento all’anno, ma è anche critica perché la legge non è sufficientemente dura da scoraggiare furbizie più o meno palesi. Negli ultimi tempi sono arrivate quattro denunce di imprenditori che svolgevano attività completamente estranee all’agriturismo. E ci sono agriturismi che si servono del catering per fare ristorazione. «Ed altri che offrono, in sostanza, grandi sale conferenze», dice Gianni Zenatello, presidente della settore alberghi di Confindustria Verona. Tutto questo è stato detto alla Commissione quarta della Provincia che si è riunita per fare il punto sulla situazione nel veronese insieme a dirigenti del settore e rappresentanti delle categorie del commercio, oltre a consiglieri delegati. Il quadro è stato fornito dai responsabili dell’ufficio Agricoltura della Provincia. Nel veronese ci sono, attualmente, 454 aziende iscritte, di cui 331 in attività. L’incremento degli agriturismi – 5 per cento all’anno – supera le chiusure che, negli ultimi cinque anni sono state 26, di cui otto a seguito di cancellazione dall’elenco per mancanza di requisiti.
«I controlli non sono semplici», hanno detto i responsabili provinciali, «perché si debbono confrontare i piani presentati dall’imprenditore con ciò che effettivamente esiste nell’azienda». E siccome la Provincia non può controllare ogni anno oltre 400 agriturismi, e tanto meno due volte all’anno come vorrebbe la legge, i casi di trasformazione di queste strutture in qualcosa di molto simile ad un albergo sono frequenti. «Dal primo settembre 2009 possiamo accedere ai fascicoli aziendali», hanno spiegato i dirigenti, «in collaborazione con l’Ispettorato regionale per l’agricoltura. Questo ci permette di fare confronti e se troviamo difformità, chiediamo aggiornamenti, ma sono difficili da ottenere». Insomma, non è facile tenere sotto controllo un settore che per sua natura sfugge – anche a causa di una legge a maglie larghe – a verifiche precise.
Non a caso la Polizia provinciale chiede a gran voce la collaborazione di Guardia di Finanza, aziende sanitarie, Nas e della polizia municipale dei Comuni perché potrebbero, ognuno con le proprie competenze, controllare meglio ogni aspetto delle attività. Le istituzioni, insomma, chiedono l’immediatezza della sanzione e non solo intesa come multa, ma anche – in casi di violazione della legge – di chiusura immediata dell’attività. Cosa che ora non si può fare. Nel 2011, comunque, vi sono stati segnali di miglioramento della situazione: su 45 agriturismi sottoposti a verifica, 27 erano in piena regola, per 7 vi erano alcune difformità tra piano aziendale e realtà della struttura. Alle 9 aziende non in regola sono state fornite informazioni su come lavorare correttamente e solo un paio di aziende sono risultate fuori norma.
«Creiamo un marchio, una specie di doc anche per gli agriturismi». La proposta è arrivata dal consigliere Mattia Galbero, presidente della Commissione Ambiente e agricoltura. «Potremmo», ha spiegato Galbero, «premiare gli agriturismi che rispettano le regole con un simbolo della Provincia, visto che siamo deputati al controllo. Così potrebbe nascere un albo di qualità».
In attesa che la proposta sia maturata, l’assessore all’Agricoltura Luigi Frigotto perora fortemente l’arrivo della nuova legge in materia. «La legge è l’unico strumento che può permetterci di intervenire sui furbetti, su chi si definisce operatore agrituristico e fa tutt’altro. Norme che consentano di chiudere subito un’azienda se non segue le regole. Gli agriturismi nel veronese sono molti e molto buoni e svolgono un ruolo importantissimo, di promozione del territorio e dei prodotti e chi intraprende questa attività dimostra di essere capace di rendere multifunzionale la sua azienda. Quindi dobbiamo tutelare questo patrimonio, con le leggi giuste. Verona è la Provincia che in assoluto fa più controlli sugli agriturismi ma abbiamo bisogno di una norma operativa e concreta».
L’Arena – 29 febbraio 2012