Il premier britannico alla Bbc: “Agire ora per rafforzare le banche e fronteggiare il problema del debito”
La crisi dell’euro «rappresenta una minaccia per l’economia mondiale»: lo ha dichiarato alla Bbc il primo ministro britannico David Cameron, invitando i leader europei a «rimboccarsi le maniche e a far funzionare il mercato unico». Mentre si apre oggi a Manchester, nord-ovest dell’Inghilterra, l’annuale Congresso dei Tories, il numero uno del governo ha promesso fino a 200mila case in più e 400mila nuovi posti di lavoro. E’ però contrario all’idea di un referendum per restare o meno in Europa, lanciato dagli euroscettici del suo partito: «L’eurozona rappresenta una minaccia non solo per se stessa, ma anche per l’economia britannica e per l’economia mondiale», ha spiegato in televisione. Peggio ancora però sarebbe «molto negativa» la sparizione della moneta unica, dal momento che il Regno Unito realizza il 40% delle sue esportazioni nel Vecchio Continente.
Adottare azioni nelle prossime settimane «per rafforzare le banche europee, per costruire le difese che l’eurozona possiede e per fronteggiare il problema del debito» diventa quindi fondamentale per la sopravvivenza di quel mercato comune, ha aggiunto il premier, . stimando tuttavia che Londra ha affidato «troppi poteri all’Europa». Una risposta diretta alle proposte della presidente della commissione parlamentare britannica incaricata dell’Economia, la laburista Natascha Engel, la quale aveva detto che «una chiara maggioranza di parlamentari chiedono il dibattito» sullo svolgimento del referendum per restare o meno in Europa. Un nodo che, secondo il Mail online, il governo dovrà affrontare entro Natale, anche se è difficile che porti davvero alle urne, dal momento che il partito conservatore di Cameron e i suoi alleati libearl-democratici (Lib-Dem), filo-europei, dispongono della maggioranza assoluta.
Le previsioni di Goldman Sachs
In ogni caso, sui Paesi occidentali continua ad agitarsi lo spettro della recessione: la possibilità che torni entro il primo trimestre 2012, anche in una versione più «leggera», è comunque reale. Le stime formulate dagli analisti di Goldman Sachs si attestano addirittura fra il 50 e il 60 percento di probabilità, alla luce degli indicatori bancari e dell’andamento delle quotazioni di borsa. Dagli studi emerge una ripresa europea che è «nel migliore dei casi debole ed incerta» e apre al rischio di un “double dip”, una ricaduta per l’economia europea. Il modello statistico elaborato mostra come negli ultimi mesi si sia raggiunto un «picco periodico», dopo il quale segue tradizionalmente un rallentamento. L’ultimo appiglio è rappresentato dallo stress test sugli istituti di credito europei: l’aumento del costo del credito che «potrebbe avere un impatto negativo sull’economia» del Vecchio Continente.
Lastampa.it – 2 ottobre 2011