Il nemico dei laghi italiani da tenere d’occhio è il caldo. Non tanto per gli effetti di evaporazione – quest’estate è stata più clemente di quella scorsa, anche per le maggiori precipitazioni – ma per gli effetti a cascata che ha sull’ecosistema, che possono condurre all’eutrofizzazione, ovvero all’eccesso di nutrienti che risultano in un abbassamento dell’ossigeno necessario ai pesci. «L’eutrofizzazione è il problema principale dei laghi europei » , spiega Aldo Marchetto, direttore dell’Ise (Istituto per lo Studio degli Ecosistemi). « Ma in Italia le condizioni sono migliori che in altri Paesi, perché si sono presi più precocemente rimedi contro l’eccesso di fosforo nelle acque, come il collettamento degli scarichi, l’uso di depuratori e il bando al fosforo nei detersivi. È stata la reazione ai problemi visti negli anni 80 nel mare Adriatico » . Resta però la sfida più nuova: quella del clima. Perché se pure si riducono, grazie ai depuratori, le pressioni esterne sull’ecosistema del lago, col caldo si fanno più forti le pressioni interne, come il mancato ricircolo dell’acqua.
« In estate l’acqua dei laghi si stratifica: l’acqua superficiale si riscalda per prima e tende a rimanere in alto, e quella più fredda resta sul fondo. Se febbraio è freddo e ventoso, le acque dei laghi si rimescolano. Ma in alcuni laghi – e il fenomeno si diffonderà ancora di più col riscaldamento globale – ciò non succede: lo strato profondo non si mescola mai. E, col tempo i batteri che decompongono i resti animali e vegetali sul fondo possono consumare tutto l’ossigeno», spiega Marchetto. « I pesci muoiono e senza ossigeno sul fondale il fosforo che è stoccato nei sedimenti viene rilasciato. E il lago diventa ancora più eutrofico » . Esistono delle soluzioni. « Si può insufflare ossigeno nell’acqua profonda. O prelevare le acque anossiche con un sifone». È un sistema che è stato adottato con successo sul lago di Alserio e che probabilmente dovrà essere adottato anche altrove, in futuro: «Gli scenari climatici, applicati ai laghi, indicano che il rimescolamento totale delle acque accadrà sempre di meno. Il riscaldamento globale tende a rendere più mite febbraio. E i laghi si scaldano più rapidamente – anche se di poco – di quanto si stiano scaldando l’atmosfera e i mari», spiega Michela Rogora, ricercatrice Ise. « Ad esempio il lago Maggiore si sta scaldando di 0,3 gradi ogni 10 anni. Ed è il tasso medio della maggior parte dei laghi » . Un aumento non banale, perché ha delle ripercussioni. « È un fattore di pressione ecologica. Lo vediamo con fioriture algali o acque che cambiano colore, nei laghi eutrofi » , spiega Vito Uricchio, direttore dell’Irsa ( Istituto per la Ricerca sulle Acque). « Prendiamo il lago di Bracciano: l’estate scorsa ha subito 7 ondate di calore durate più giorni. In ogni giornata con temperature alte il livello del lago si può abbassare di 9 millimetri, equivalenti a 500.000 metri cubi d’acqua. Un giorno e mezzo del fabbisogno di Roma: sono quantitativi importantissimi». L’abbassamento delle acque, dovuto anche alle captazioni per uso potabile, colpisce il “rene” dei laghi. «Se il lago va giù di 2 metri come è accaduto l’anno scorso, muore la parte di lago più prossima alla riva, quella che grazie alle alghe funge da ecosistema filtro e depura il lago dai nutrienti » , spiega Uricchio. « Una soluzione agli eventi climatici estremi, destinati ad aumentare, è usare, per dissetare le città, non i laghi ma gli invasi sotterranei. Che hanno molteplici vantaggi: innanzitutto non si ha nessuna evaporazione estiva. In secondo luogo l’acqua, quando filtra attraverso il terreno e i suoi batteri, si autodepura e ci permette di risparmiare in trattamenti».
Non tutti i batteri, però, sono benefici. « L’eutrofizzazione comporta anche un aumento delle ” fioriture algali”, schiume di colore verde o giallo formate da batteri capaci di fotosintesi, i cianobatteri, che sono uno dei più tipici indicatori di eutrofizzazione. Alcune loro specie possono produrre composti come le microcistine, che possono rendere inefficace la funzionalità del fegato. Per adesso si sono viste solo in Germania, nel lago di Tegel. Questi batteri si sviluppano in ambienti ricchi di nutrienti e in ambienti caldi», spiega Nico Salmaso, idrobiologo della fondazione Mach. Ma non è il caso di allarmarsi: «In Piemonte è stato segnalato un livello abbastanza elevato di cianobatteri nel lago di Candia, e quando si supera una certa soglia scatta il monitoraggio delle microcistine » , spiega Francesca Vietti di Arpa Piemonte. «La situazione dei laghi subalpini è buona: ormai è da circa sette anni che non si rileva una presenza intensa di cianobatteri » . « Anche perché i cianobatteri prosperano in laghi eutrofici, e invece diversi laghi, come il Garda e il Maggiore, sono ormai l’opposto: oligotrofici » , afferma Nico Salmaso. « Ma ora bisogna cautelarsi contro l’alzarsi delle temperature » . Ad esempio volgendo in vantaggio la particolarità di uno dei nostri laghi: « All’Irsa stiamo lavorando su un progetto per usare il lago di Bracciano come sentinella del riscaldamento globale » , dice David Rossi, ricercatore. « Il lago di Bracciano è l’ideale: per la sua posizione nel bacino idrografico, le oscillazioni nel livello del lago sono subito osservabili. Se oggi piove, o c’è un sole molto forte, io già posso vederne gli effetti domani. Negli altri laghi questi rilievi non sono possibili con immediatezza».
Una crisi che invece sembra non toccare i nostri laghi è quella del glifosato: « Per un nuovo progetto di ricerca stiamo raccogliendo da diverse settimane dati su laghi, fiumi e acque sotterranee: il rapporto uscirà in autunno, ma posso dire che sulla base dei dati raccolti finora che non abbiamo trovato alcun superamento della soglia del glifosato», afferma Pietro Genoni, responsabile laghi per Arpa Lombardia. Ben più impattante, per gli ecosistemi lacustri, la presenza delle specie invasive: «Ormai sono in tutti i grandi laghi. E fanno danni » , spiega Nicoletta Riccardi, ricercatrice dell’Ise. « Come il gambero della Louisiana, detto gambero killer, che soppianta le specie native e riduce gli argini perché li buca per scavarsi le tana. O il pesce siluro ( può arrivare anche a 140 kg), che mangia di tutto e squilibra l’ecosistema » . Il vero boom è quello dei molluschi alieni. «La vongola cinese può formare in certe parti del lago un “tappeto” di 5-10 centimetri che copre il fondale. Siccome le vongole cinesi filtrano 10 volte più nutrienti delle nostrane, rubano cibo non solo a loro ma anche ai pesci», spiega Riccardi. «Il guaio con le specie invasive è che è difficile trovarle quando sono ancora poche: le si vede solo quando sono già tante e il danno è fatto». Però si possono contrastare. «Sul lago d’Orta abbiamo sistemato duemila cozze dotate di microchip, in modo che possano assorbire sia i metalli contenuti nei sedimenti sul fondo, come nichel e rame, che le larve della vongola cinese, contrastandone la proliferazione » , spiega Riccardi. Il chip, captando i movimenti nelle valve che segnalano stress chimico, può comunicare in wi- fi con una boa di superficie. Così che si può intervenire per depurare. «Siccome le cozze accumulano le sostanze filtrate, possiamo rilevare inquinanti anche quando la loro concentrazione è ancora molto al di sotto della soglia d’allarme». E c’è più tempo per curare il lago.
repubblica