L’Associazione nazionale degli allevatori di suini ha recentemente pubblicato le prime stime sull’annata 2011.
Sulla base dei dati Istat, lo scorso anno la produzione italiana è diminuita del 5,2% rispetto al 2010 per la diminuzione del numero delle scrofe, dovuta al prolungarsi della crisi del settore; di conseguenza, è diminuita anche l’attività di macellazione che, con 13.323.500 capi, ha fatto segnare un significativo arretramento (-3,2% rispetto al 2010). La mancanza del prodotto di origine italiana ha portato a una rilevante importazione di suini e suinetti esteri (+ 28,3% rispetto al 2010).
Nel 2011 sono aumentate anche le importazioni di carni suine (in totale 1.036.066 tonnellate), corrispondenti ad un valore di 2.007,7 milioni di euro (+5,5% rispetto all’anno precedente). Positive le performance delle esportazioni, con circa 313.625 tonnellate (un balzo del 6,6% rispetto al 2010), per un valore di circa 1.219,4 milioni di euro (+ 9,5% rispetto al 2010).
Calano invece i consumi di carne suina: rispetto al 2010 gli acquisti sono scesi dell’1,6%, con una diminuzione del consumo pro-capite del 2,1%. In ripresa i prezzi dei suini nazionali da macello, con + 12% per quelli leggeri e + 15,6% per quelli pesanti Dop 160/176 kg; in calo del 2,3% invece le quotazioni dei suinetti.
Grazie al rafforzamento delle quotazioni, lo scorso anno il valore della produzione suinicola italiana è cresciuta del 9,6% (per un totale di 2.644,3 milioni di euro) nonostante la contrazione nelle produzioni. Il settore si trova ancora oggi a dover fronteggiare un notevole rincaro del prezzo delle materie prime per l’alimentazione degli animali, soprattutto per mais (+33,7%), orzo (35,9%) e crusca di frumento tenero (30,2%). Complessivamente, il costo di una razione standard è cresciuto del 24,3% rispetto al 2010.
La crisi della suinicoltura italiana è aggravata dallo scarso potere contrattuale degli allevatori all’interno dell’intera filiera produttiva e nelle produzioni Dop. Coldiretti stima che nel 2011 le quote percentuali dei prodotti ottenuti dai suini pesanti italiani si ripartiscano in un 16% agli allevatori e un 10,5% ai macellatori contro il 23,5% dell’industria e il 50% alla distribuzione. In questo quadro diventa importante valorizzare tutte quelle iniziative che, come i mercati di Campagna Amica, accorciano la filiera offrendo la giusta remunerazione ai produttori e prezzi più convenienti ai consumatori.
ilpuntocoldiretti.it – 14 febbraio 2012