La Stampa. La zoologa statunitense Mary J. Rathbun lo battezzò «Callinectes sapidus», i tunisini l’hanno soprannominato «Daesh» come l’Isis da quanto è grosso e aggressivo, i cinesi che ne vanno ghiotti dicono «laen xiè», mentre i pescatori del posto li chiamano semplicemente «gransi»: il granchio blu è arrivato a Ravenna nelle acque di zavorra scaricate in porto dai cargo, ha colonizzato la Romagna, è diventato una risorsa per la pesca, è già un piatto gradito nei ristoranti dei Lidi e ora rischia anche di creare disordini. Il passaparola sui social sta convocando asiatici da tutto il Nord Italia a Goro, località peschiera remota e fiera del mare ferrarese, che nel vedere le comitive con i led in testa sulla spiaggia di notte e i rifiuti lasciati lì all’alba, ha reagito coi mugugni e le denunce, ma ora che ha scoperto i furti sulle barche, minaccia di passare alle mani.
«Spero proprio che non accada e devo dire che nemmeno ho percepito tutta questa tensione tra i pescatori», dice Marika Bugnoli, sindaco del luogo in cui è nata Milva e donna del mestiere, oltre che politica: lavora infatti in una cooperativa di vongolari. Il primo dei suoi 3553 concittadini ad avvertirla che c’erano una cinquantina di cinesi alla Spiaggina (tratto di costa che dà sulla famosa Sacca di Goro, culla della vongola verace) è stato il signor Giacomo. L’episodio lo ricostruisce la moglie Roberta, perché lui deve tornare subito in mare. Mentre controlla secchiate di ostriche morte per l’enorme salinità che quest’anno ha abbattuto la produzione del 30% (Coldiretti), la signora dice: «Era l’inizio di questa settimana e poi anche per altre tre sere. Mio marito gli ha detto di andarsene, qui è tutta nursery, ci sono delle attribuzioni di pesca, delle regole. Siccome non l’hanno ascoltato, ha chiamato il sindaco. Da lì sono arrivati i carabinieri, ma non è contato». Roberta ha le perle ai lobi, una tuta sporca di salsedine e le si nota la nail-art quando punta il dito per dire: «Se trovo qualcuno nella mia zona, non so come potrei reagire».
Sulla stessa linea anche Alessandro. È di Goro ma esce in mare da Gorino, 7 km più su. Da un paio d’anni pesca questa specie esotica che prima non esisteva. Ieri all’alba ne aveva le reti piene e, delle notizie recenti, diceva: «Se sali sulla mia barca a rubare, sai come sei venuto ma non sai come te ne vai». Non lo turba tanto il fatto che i cinesi (da soli o in gruppi coi bimbi, con macchine di lusso o in pulmino) battano la spiaggia in cerca di «gransi», sono i furti a infastidirlo. Teme che rubino dalle «caprià», cioè i tralicci di legno che dividono le barche ormeggiate. Qui le reti vengono appese per tenere i granchi vivi e a mollo, finché non si decide di venderli. Magari perché il mercato è chiuso o per una piccola speculazione su un prodotto che dà 4 o 6 euro al kg al pescatore, che costa dai 7 ai 14 euro ai ristoratori, e che arriva oltre i 14 in un piatto di spaghetti al granchio blu, servito a Lido di Volano.
Marino e i suoi due aiutanti di bordo sono vongolari, cozzari e hanno qualche trappola da granchio. Dicono di essersi trovati una «lenza artigianale fatta col nastro adesivo intrecciato e un pezzo di pollo attaccato, legata a una bitta». Insomma, qualcuno voleva che pescassero per lui. Dopo il passaggio dei cinesi, nasse tagliate per farne una rete, brandelli di gallina (per esca) e guanti da meccanico (per difendersi dai colpi di chela) sono stati trovati sulla Spiaggina. «Se conoscessero i goresi, andrebbero a pescare altrove», ridono questi tre. Due loro colleghi titolari di cooperative, hanno detto al quotidiano La Nuova Ferrara che, se le autorità non risolvono, «i pescatori si organizzeranno da soli». Dalla Guardia Costiera a Porto Garibaldi, il tenente di vascello Di Lena spiega di «star disponendo controlli speciali», contro l’abusivismo nella pesca. Insieme ai carabinieri, tenteranno anche di evitare che tutto degeneri nel Vecchio West: è stato un anno duro, il mare è così salato che una goccia nell’occhio brucia da morire. Questi pescatori hanno poca pazienza. —