Repubblica. Raggiungere gli irraggiungibili. La campagna di immunizzazione di massa sta facendo i conti, in queste ore, con un problema importante: vaccinare gli anziani che non risultano aver prenotato la dose. Lunedì scorso le Regioni hanno comunicato alla struttura commissariale di aver sostanzialmente concluso il primo giro di vaccinazioni per gli over 80 che si sono registrati sulle piattaforme digitali (con l’esclusione di qualche decina di migliaia di pazienti fragili che non sono ancora riusciti a ottenere l’iniezione a domicilio). Tutti hanno avuto almeno la prima delle due punture. Eppure, stando ai dati diffusi dal governo il 10 aprile, sono state somministrate 3 milioni e 132 mila prime dosi su una popolazione di 4 milioni e 593 mila utenti: significa che 1 milione e 461 mila over 80 sono ancora completamente esposti al virus. Uno su tre.
«Dobbiamo essere in grado di raggiungerli », ha rassicurato il Commissario. Numeri alla mano, i ritardi principali sono in Sicilia e in Calabria dove ha ricevuto la prima dose il 53,7 per cento e il 59,2 degli ultraottantenni. Problemi anche in Liguria (63,4), Valle d’Aosta (65,9). Bene invece Veneto (87,1) e Lombardia. Chi sono questi anziani? Tecnicamente definiscono hard to reach .
«È un caso di scuola per chi studia le campagne di vaccinazione: come raggiungere l’intera popolazione?», spiega Pierluigi Lopalco, epidemiologo, assessore regionale in Puglia. «Nella nostra regione abbiamo il 76,2 per cento di anziani con la prima dose. Per arrivare all’altro 24 abbiamo incrociato i dati dell’anagrafe sanitaria con i codici fiscali di chi si è vaccinato: quell’elenco lo abbiamo poi mandato ai medici di base». Sul punto esiste però un tema di privacy: la vaccinazione non è obbligatoria. Nemmeno ai più fragili può essere imposta. E i dati sanitari sono sensibili. «Abbiamo chiesto ai medici di verificare la bontà delle liste e poi di contattare i pazienti: ci possono essere persone decedute. La maggior parte di loro, immaginiamo, sono invece utenti non in grado di effettuare la prenotazione, o di raggiungere gli hub. Certo — continua Lopalco — ci sarà anche chi invece non vuole vaccinarsi. Ma è importante comunque raggiungerlo: in questa fase avere vaccinato con la prima dose il 70 per cento degli ultraottantenni è un ottimo risultato. L’obiettivo è arrivare al 90».
In Sicilia, si diceva, c’è la situazione più delicata: quasi un over 80 su due non è immunizzato. Il presidente Nello Musumeci ha immaginato l’”operazione nonni”: open day vaccinale da venerdì a domenica. «All’appello mancano centomila anziani: alcuni, forse, non vivono più in Sicilia. Ma la maggior parte di loro non si è prenotata. Abbiamo così deciso che verranno presi in carico dai medici di famiglia. E, contemporaneamente, abbiamo chiesto l’aiuto delle amministrazioni comunali: è evidente che per andare nei piccoli comuni — spiega — è necessario la collaborazione degli enti locali». Su questo, in tutta Italia, sta lavorando la Protezione civile, a livello regionale e comunale: come aveva immaginato già a inizio campagna il commissario Francesco Paolo Figliuolo, unità sanitarie mobili saranno mandate nei paesi più isolati per provvedere alla vaccinazione di chi non ha dimestichezza con le piattaforme digitali di prenotazione. In Basilicata l’esperimento è stato positivo. Le criticità maggiori nei comuni di montagna, lungo l’Appennino e in Valle d’Aosta. Un ulteriore punto è l’antidoto da utilizzare: quello indicato è Pfizer, «ma — spiega una fonte della cabina di regia — è poco maneggevole per via delle basse temperature alle quali deve essere trasportato. Puntiamo a raggiungere e immunizzare gli “invisibili” con Moderna».