Prodotti agroalimentari spagnoli favoriti da Bruxelles sui mercati esteri rispetto a quelli italiani. Un corto circuito interno agli uffici della Commissione Europea sta danneggiando la promozione sui mercati internazionali dei prodotti italiani a favore di quelli spagnoli.
In particolare, è il mancato coordinamento delle politiche di promozione comunitarie che sta generando una distorsione di concorrenza fra alcuni programmi di promozione in India, Cina e Russia. Con buona pace di prodotti made in Italy come olio e prosciutti e delle tasche dei produttori e dei consumatori italiani.
Il problema è di natura strettamenente tecnica e riguarda le competenze della Dg Agri e della Dg Regio, per la gestione dei fondi Fesr, fondo europeo di sviluppo regionale, e Feaga, fondo europeo agricolo di garanzia. Mentre le attività realizzate nell’ambito di quest’ultimo, gestito dalla Dg Agri, sono assoggettate a precisi vincoli comunitari che impongono l’obbligo di non promuovere i singoli marchi né l’origine specifica dei prodotti, ma soltanto l’origine europea, diverso trattamento è riservato ai programmi finanziati dal Fesr.
In questo caso, infatti, il vincolo dell’origine europea non sussiste e grazie ai programmi finanziati dalla Dg Regio è possibile promuovere l’immagine del sistema Paese. Ed è quanto sta accadendo sui mercati di India, Cina e Russia dove Spagna e Italia sono contemporaneamente presenti con campagne di promozione dell’olio d’olio d’oliva sostenute dall’Unione Europea.
Con la sottile differenza che i primi promuovono direttamente l’olio spagnolo, mentre l’Italia promuove olio europeo. E, quindi, indirettamente anche quello spagnolo. A riscontrare l’anomalia nel modus operandi delle due direzioni europee nella gestione delle campagne di promozione è stato il Ceq, Consorzio Extravergine di Qualità.
Che nell’ambito dei suoi programmi di promozione e informazione di olio d’oliva in India, Cina e Russia, cofinanziati ai sensi del Reg. (CE) n. 501/08 dall’Unione Europea, dal ministero delle Politiche agricole (20%) e con una quota del 30% a carico dei soci del Consorzio, ha rilevato la simultanea presenza di una campagna spagnola sull’olio di oliva finanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
E fin qui niente di anomalo. A ben vedere, però, il problema riguarda la comunicazione. Mentre, infatti, al Ceq nelle proprie attività di informazione e comunicazione, finanziate dal Feaga, non è stato mai consentito di promuovere l’origine italiana dell’olio d’oliva, i progetti degli operatori spagnoli sono direttamente incentrati sulla promozione dell’origine e dell’immagine del paese produttore di olio di oliva.
La contraddizione, sollevata dal Ceq alle istituzioni comunitarie, pur non violando alcuna normativa europea, trova la sua origine all’interno delle due direzioni generali Agri e Regio, che evidentemente gestiscono due fondi separati con modalità operative diverse. E che, non essendosi coordinate preventivamente, hanno cofinanziato la presenza contemporanea negli stessi paesi obiettivo, per lo stesso prodotto di operatori di due paesi concorrenti vincolati al rispetto di regole opposte in tema di comunicazione.
Il caso dell’olio non è il solo. Secondo quanto riscontrato dal Consorzio dell’extravergine esistono infatti casi analoghi relativi alla promozione dei prosciutti. Una situazione, questa, che potrà estendersi a qualsiasi altro prodotto agroalimentare. E ad altri paesi interessati alla visibilità offerta dai fondi Fesr. Per l’Italia, oltre alla distorsione della concorrenza, diventa dunque controproducente portare avanti campagne di questo tipo.
Che, non solo vanno a vantaggio di generici prodotti europei, ma per le quali vengono utilizzate risorse dei produttori italiani e dei contribuenti (il 30% dei privati e 20% dello Stato). Il Ceq, che ha coinvolto le istituzioni competenti a livello nazionale ed europeo, illustrerà in una conferenza stampa programmata per giovedì 18 Ottobre, i dettagli della vicenda e gli sviluppi giuridici, istituzionali e soprattutto politici.
ItaliaOggi – 10 ottobre 2012